ALPIGNANO – Vedaimo la vicenda. La scorsa settimana, prima di fronte all’Hotel Parlapà e poi a Torino sotto i locali della Prefettura, un gruppo di ospiti del Centro di Accoglienza Straodinaria dell’ex Hotel Parlapà ha voluto organizzato una manifestazione di protesta contro il cibo e la possibilità di mangiare in camera contravvenedo alle regole della struttura.
Nella giornata di mercoledì, Paola Spena, vicario del prefetto di Torino, ha incontrato una delegazione dei richiedenti asilo per confrontarsi proprio sulla base delle proteste. Tra i punti sollevati dai giovani migranti, la questione della possibilità di consumare cibi nelle camere da letto è stata la scintilla che ha fatto scattare la protesta di lunedì, quando un piccolo gruppo ha picchettato l’ingresso del refettorio, impedendo anche agli altri ospiti del centro di accedere alla mensa.
A seguito di un confronto con i promotori della protesta è emerso che il problema nasce dal fatto che non tutti riescono a rispettare gli orari di distribuzione dei pasti e perciò acquistano cibo anche all’esterno, cibo che spesso tentano di introdurre nella struttura contro il regolamento. Il divieto di consumare i cibi fuori dall’area mensa (che esiste in tutti i centri di accoglienza italiani per ragioni igieniche) è stato tuttavia ribadito dalla Prefettura sia nell’incontro a Torino, sia in quello organizzato presso la struttura.
E’ stato cambiato il menù
L’Associazione Acuarinto, gestore della struttura, ha poi cambiato il menù degli ospiti, che lamentavano l’eccessivo consumo di pasta e la totale assenza di piatti etnici: questi ultimi verranno inseriti a rotazione, sebbene sia i gestori sia gli ospiti ammettono che non sarà semplice venire incontro ai gusti di 300 persone di 18 nazionalità diverse.
Altri tipi di richieste, relativi ad esempio alla possibilità di ricevere il denaro per le marche da bollo per i vari documenti, nonché la richiesta di una maggiore assistenza medica, sono state respinte perché prive di reale fondamento: la quota destinata giornalmente a ciascun richiedente asilo, infatti, deve servire anche per le questioni burocratiche e amministrative; inoltre ogni migrante è assegnato a uno dei medici di famiglia del territorio, oltre a poter ricorrere ad un medico privato messo a disposizione dai gestori dalla struttura durante la settimana.
Il sindaco Andrea Oliva, nella scorsa settimana, aveva richiamato l’attenzione sul fatto che un’eccessiva concentrazione di richiedenti asilo sia un ostacolo alla realizzazione di un’integrazione efficace, auspicando nuovamente una ridistribuzione più equa dei migranti presenti sul territorio.