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domenica, 25 Maggio 2025

Il mistero del primo albo di Diabolik: l’enigmatica identità di Angelo Zarcone

FUMETTI – Il mondo del fumetto italiano è ricco di storie affascinanti e misteriose, ma poche sono avvolte da un alone di enigma come quella del primo albo di Diabolik. Pubblicato il 1° novembre 1962, “Il Re del Terrore” segnò l’inizio di una saga che avrebbe rivoluzionato il panorama fumettistico italiano. Tuttavia, dietro le quinte di questo successo si cela un mistero che ancora oggi intriga appassionati e studiosi: l’identità del disegnatore Angelo Zarcone, soprannominato “Il tedesco”.

Un disegnatore sconosciuto di Diabolik

Inizialmente, i disegni del primo numero di Diabolik furono attribuiti a un disegnatore sconosciuto. Solo successivamente si scoprì che dietro quelle tavole si celava Zarcone, un artista italiano di carnagione chiara, che negli anni sessanta aveva circa trent’anni. Il soprannome “Il tedesco” derivava dal suo abbigliamento, che ricordava quello dei turisti tedeschi, e dal fatto che si recava presso la redazione della casa editrice Astorina con un bambino biondo.

Un artista sfuggente

Zarcone viveva in una pensione e spesso consegnava le tavole in ritardo, nonostante avesse ricevuto il pagamento in anticipo. Questo comportamento costrinse Gino Sansoni e Pier Carpi ad appostarsi sotto la sua pensione per sollecitarlo a completare le tavole di Alboromanzo Vamp. Dopo aver consegnato le tavole di Diabolik, Zarcone sparì senza lasciare recapiti, rendendo impossibile per le sorelle Giussani rintracciarlo.

Un mistero irrisolto

Nel 1982, in occasione del ventennale della testata, le sorelle Giussani assoldarono il famoso investigatore Tom Ponzi per ritrovare Zarcone, ma neanche lui ebbe successo. Il nome di Zarcone venne fatto per la prima volta nel 1992, ma per molto tempo fu noto solo il cognome del disegnatore. Nel 2005, Brenno Fiumali, che conobbe di persona Zarcone, ne disegnò due ritratti, chiarendo che il nome proprio del disegnatore era Angelo.

Una vita ricostruita

Nel 2019, un documentario diretto da Giancarlo Soldi, “Diabolik sono io”, ricostruì l’ipotetica vita di Zarcone dopo la cessazione della collaborazione con la testata. Nel 2024, il libro “Non sono stato io” di Gianni Bono e Raffaele Mangano, basato su testimonianze e documentazione inedite, rivelò che Zarcone era un pittore siciliano che si guadagnava da vivere vendendo i propri quadri. Alcuni dipinti firmati da Zarcone furono individuati sul mercato antiquario, e si scoprì che egli usava dare ai personaggi delle sue vignette le proprie sembianze o quelle di suoi conoscenti. Il mistero di Angelo Zarcone continua a suscitare curiosità e interesse. La sua figura enigmatica e la sua vita sfuggente aggiungono un fascino particolare alla storia del primo albo di Diabolik, rendendo questa vicenda una delle più affascinanti del mondo del fumetto italiano.

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