Il 25 Aprile in Valsusa in ricordo del partigiano Angelo Ainardi a cent’anni dalla nascita

VALSUSA – Il 25 Aprile in Valsusa in ricordo del partigiano Angelo Ainardi a cent’anni dalla nascita.

IL 25 APRILE IN VALSUSA, A COLDIMOSSO DI SUSA IN RICORDO DI AINARDI

Nelle passate celebrazioni del 25 aprile a Coldimosso, condivise dai comuni di Susa e Mompantero, un grande uomo, un partigiano convinto che ha combattuto per veri ideali, il compianto professor Angelo Ainardi, classe 1923, scomparso nel 2017, ricordava nei suoi interventi più significativi con parole toccanti che cosa significasse per molti giovani e per molte famiglie prendere parte alla lotta partigiana, in termini di rischi e patimenti. Un testimone d’eccezione di quegli anni e un commosso rievocatore, Angelo Ainardi, maestro e poi direttore didattico.

Fu partigiano, con il nome di battaglia Angelo, nella 7ª Divisione Giustizia e Libertà 4ª Brigata Mazzini dal 23 giugno 1944 all’8 giugno 1945. Originario di Coldimosso, raccontava i mesi trascorsi nelle fila della Resistenza e non mancava di richiamare l’importanza di difendere e preservare i valori e gli ideali che furono alla base dell’impegno e del sacrificio di tanti giovani. Per la conquista della libertà e della democrazia per la nostra nazione.

susa coldimosso lapide

A COLDIMOSSO

Il suo paese natio richiama alla memoria persone e vicende della nostra recente e dolorosa storia patria. Un cippo in pietra sul ciglio della strada reca due targhe in marmo. La prima ricorda che in questo luogo vennero trucidati cinque patrioti il 9 marzo 1945. La seconda rammemora “Ainardi Giovanni nato il 31 luglio 1920 e fucilato a Carmagnola il 5 febbraio 1945”. Così cita la relazione del comando 42ª brigata d’assalto Garibaldi Walter Fontan in data 10 marzo 1945, inviata alla 3ª Divisione Garibaldi “Piemonte”, sulla fucilazione di cinque patrioti. “Ieri verso le ore 16 esce da Bussoleno un plotone armato tedesco, in mezzo a loro vi sono cinque patrioti. I pochi passanti li guardano con rincrescimento, ma non dubitano certo dove vengono portati. Arrivati in località Coldimosso i cinque patrioti vengono messi allineati in un prato adiacente alla centrale elettrica ed all’abitato”.

CINQUE PATRIOTI

I cinque patrioti sono davanti al plotone di esecuzione, essi conoscono la loro sentenza da qualche giorno, ma nei loro volti non vi sono segni di depressione morale, né di stanchezza, né di paura, essi si accingono a compiere il loro sublime sacrificio di veri eroi. Al comando di “fuoco”, dalle loro bocche esce un solo e potente grido di “Viva l’Italia”; il garibaldino Schiari Giovanni nel gridare “Viva l’Italia”, apre la camicia ed espone il proprio petto al piombo nemico. I cinque eroi sono ora a terra cadaveri, non fucilati ma trucidati, essi sono stati maciullati dalle continue scariche sparateci sopra, benché già cadaveri. Ora il plotone “boia” lascia i cadaveri sul posto, dando ordine alla popolazione, che entro due ore i 5 patrioti fossero portati al cimitero di Susa e seppelliti in un’unica fossa, senza cassa e cerimonia alcuna”.

I PARTIGIANI

Mocerino Domenico classe 1919, Lumia Giuseppe classe 1923, Schiari Giovanni classe 1922, Galimberti Ercole classe 1926 e Iacobaccio Raffaele classe 1913. Intanto la popolazione atterrita esce dalle loro case, qualcuno si avvicina alle salme dei nuovi eroi caduti per l’Italia. Sono due giovani ragazze della frazione che caricano le salme sopra un carro. Con quel misero carico si avviano per il cimitero di Susa. Sono pochi coloro che hanno avuto il coraggio di seguire il lugubre corteo.

Vengono sistemati in un’unica fossa, senza cassa seppelliti così come si seppelliscono gli animali. Ma i veri italiani non si lasciano così. Più tardi vengono rimossi e sotto la loro personale responsabilità, le cinque salme vengono composte e pulite, dalla popolazione che le depone nelle bare. Anche la mamma di Angelo Ainardi partecipò al recupero delle salme dei caduti. Caricate su un carretto trainato da un mulo e deposte nel cimitero di Susa. Un’altra fucilazione avvenne nella vicina Borgata Castelpietra il giorno della Liberazione. Vittime furono: Stefano Geninetti, Emilio Giovara, Aurelio Rocci, Jean Vitban e Antonio Vitus.

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