GIAVENO – Appello di Cristian Arcidiacono, un nipote dal cuore grande che ha lanciato una raccolta fondi sulla piattaforma GoFundMe per sostenere i suoi amati nonni e gli zii che si prendevano cura di loro. La tragedia si è consumata lo scorso 17 aprile a Giaveno, in provincia di Torino, quando una violenta frana si è abbattuta con la forza di una bomba sull’abitazione dove i suoi nonni hanno trascorso una vita intera. Le parole di Cristian trasudano dolore e preoccupazione: “La frana è arrivata dall’alto come una bomba sulla casa distruggendola completamente. Si tratta dell’abitazione in cui i miei nonni hanno passato tutta la loro vita insieme. Sono due persone molto anziane, mio nonno è nato nel 1935 mentre mia nonna nel 1944. Insieme a loro hanno perso la casa anche i miei zii che si prendevano cura giornalmente dei loro genitori”.
Una frana a Giaveno
La furia degli elementi non ha risparmiato nulla, spazzando via non solo un edificio, ma un intero mondo di ricordi e affetti. Ora, per i nonni, in età avanzata e bisognosi di assistenza, e per i loro figli che si dedicavano a loro con amore, si prospetta un futuro incerto e pieno di difficoltà. Cristian, con un gesto di straordinaria umanità, si è fatto portavoce di questa drammatica situazione, aprendo un canale di solidarietà per cercare di ricostruire ciò che l’acqua e il fango hanno portato via. “I fondi raccolti grazie alla generosità dei partecipanti verranno utilizzati per mettere a posto i danni creati dall’alluvione”, spiega con speranza sulla pagina della raccolta fondi. Nonostante la ferita ancora fresca, la risposta della comunità non si è fatta attendere. Al momento, grazie alla generosità di 34 donatori, sono stati raccolti circa mille euro, un primo passo verso l’obiettivo di quindicimila. Le fotografie che accompagnano l’appello mostrano chiaramente la devastazione, con la casa ridotta a un cumulo di macerie, testimoni silenziose della violenza della natura. Per chi volesse contribuire alla raccolta fondi, è possibile farlo attraverso questo LINK.
