CHIOMONTE – Sabato 20 e domenica 21 gennaio si svolgerà la tradizionale festa del Santo Patrono San Sebastiano a Chiomonte. I Carabinieri, il Gruppo Alpini Chiomonte, i Vigili del Fuoco, con il sostegno di Casa Amica, della Parrocchia. Poi l’associazione Chiomonte Imprend’ Oc e di tutte le attività commerciali del paese. Anche quest’anno faranno rinascere l’antica tradizione in memoria del Santo martire, morto flagellato per mano di Diocleziano. Le origini della festa. E’ ignota l’origine di questa festa, ma si pensa possa essere nata come manifestazione di ringraziamento. Fu proprio in quegli anni che i chiomontini adottarono San Sebastiano come patrono, in quanto riconosciuto valido protettore contro il terribile morbo.
LA FESTA
Non si sa come si celebrasse allora la festa del Santo Patrono San Sebastiano a Chiomonte. Si ipotizza possa essere stato riadattato in chiave cristiana un antico rito pagano del passaggio dall’inverno alla primavera. L’albero addobbato, una conifera, chiamato in patois “chirintel”. Di chiara origine celtica, ripreso dal cristianesimo per guarnire i sagrati delle chiese nei giorni di festa. Potrebbe essere collegato a quello a cui è iconograficamente legato San Sebastiano durante il martirio. L’attuale “pouento”, che secondo questa ipotesi sarebbe dunque l’evoluzione del “chirintel”. E’ formata da un’intelaiatura, un tempo di legno ora in metallo, su cui sono fissati verticalmente nastri di seta variopinti. I “riban”, appartenenti a tutte le famiglie chiomontine e altri nastri più piccoli, che pendono, appartenenti alle priore ed ai priori. Al centro vi è una fascia orizzontale con lo stemma di Chiomonte e la scritta.
LA STORIA
Fino agli anni ’50, quando la “pouento” era di legno. Si continuava la festa finché non si rompeva e veniva rifatta ogni anno. Era compito delle priore chiedere in prestito i nastri, addobbarla e restituirli alla fine della festa, mentre adesso resta montata per gli anni successivi. L’insieme dei “riban” rappresenta l’unione della comunità e il suo senso di aggregazione. Allo stesso tempo quelli donati dai priori possono essere ricollegati a un rito propiziatorio. Nella nostra cultura alpina, il “riban” era collegato alla fertilità: in alcune cappelle vi erano infatti statue di madonne ornate con nastri offerti dalle giovani spose come buon auspicio per la loro futura procreazione.