Borsa oggi: tra Oil e Gas

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THE CHICKEN RUN

Supponiamo che tu sia il CEO di un gigantesco fondo istituzionale che possiede il 10% di ogni azienda del mondo. L’amministratore delegato di una delle tue società in portafoglio, un’azienda statunitense di esplorazione e produzione di petrolio e gas, ti chiama e ti dice “… i prezzi del petrolio sono davvero alti, voglio perforare un sacco di pozzi e aumentare la produzione per vendere ancora più petrolio a $ 120 al barile, che ne pensi?”.

LE RISPOSTE

Dall’alto della tua posizione di privilegio potresti rispondere a questo CEO:

1.       Possiedo il 10% della tua azienda, ma possiedo anche il 10% di ogni altro trivellatore di petrolio. Mi chiameranno tutti e diranno la stessa cosa: “Trivelliamo più petrolio”. Se dico sì a tutti loro, il volume della produzione di petrolio salirà, ma il prezzo scenderà. Tutti trivelleranno più petrolio e lo venderanno per meno soldi, e staremo tutti peggio. Certo, se solo tu avessi perforato più petrolio, avresti fatto più soldi, ma possiedo tutti i tuoi concorrenti, quindi non posso pensare in questi termini. Se tutti trivellassero più petrolio, nessuno farebbe più soldi. E infatti nell’ultimo grande boom petrolifero, tutti hanno perforato più petrolio, ed è costato agli investitori istituzionali come me centinaia di miliardi di dollari. Quindi, no.

2.       Possiedo il 10% della tua azienda, ma possiedo anche il 10% di ogni società alberghiera presente nei luoghi turistici ed il 10% di ogni altra società al mondo. Più trivellazioni petrolifere ti faranno guadagnare di più, certo, ma causeranno anche più riscaldamento globale, che causerà agli altri settori gravi danni. Come investitore istituzionale, sono pagato principalmente per pensare ai rischi sistemici, non per preoccuparmi delle operazioni di una sola azienda. I rischi sistemici per il mio portafoglio derivanti dal riscaldamento globale saranno molto maggiori dei profitti per me derivanti dalla perforazione di un po’ più di petrolio, quindi sto strategicamente cercando di spostare tutte le mie società in portafoglio dall’estrazione di combustibili fossili. Quindi, no.

INVESTIMENTI GLOBALI

Ma tu sei a capo di un gigantesco fondo di investimento globale e sai che qualsiasi altro “Boss” nella tua stessa situazione la pensa come te: la vostra priorità è che nessun altro fondo istituzionale sia indisciplinato nei confronti della produzione petrolifera. Non dimentichiamoci che avete cavalcato l’onda mainstream dell’ESG per moltiplicare la raccolta di capitali sul mercato, tradirla almeno pubblicamente potrebbe essere un enorme danno di immagine e non potete permettervelo. D’altro canto anche il CEO della società che possedete ha le mani legate: dopotutto siete voi che avete investito nella sua società, l’avete fatta crescere, pagate i suoi lauti bonus e lo manterrete a capo dell’azienda anche quando qualche ambientalista verrà a chiederne la testa. Lui eseguirà quindi i tuoi desiderata, il vostro obiettivo finale è la felicità degli azionisti, non la massimizzazione del profitto della singola azienda.

Ora cambiamo prospettiva: una compagnia petrolifera che non è di proprietà di fondi istituzionali, ad esempio riconducibile ad un singolo Tycoon o ad una famiglia di imprenditori, potrebbe ragionare in maniera diametralmente opposta. Un esempio concreto è Harold Hamm, 13° figlio di una famiglia di mezzadri dell’Oklahoma, che nel 1967 ha fondato la Continental Resources Inc. e che ben presto è diventato uno dei maggiori promotori del boom dello Scisto guadagnandosi il soprannome di “Barone del Fracking”.

IN DOLLARI

Mentre la maggior parte delle compagnie petrolifere più importanti sono aziende “pubbliche” partecipate da enormi fondi di investimento globali, il nostro “Barone” possiede il 70% delle azioni della sua Azienda ed ha messo 4.3 Miliardi di Dollari sul piatto per comprare le azioni non ancora in suo possesso (nel 2007 si è quotato sui mercati). Hanno fatto storia le sue dichiarazioni di qualche mese fa dove tacciava i policy makers di Wall Street di essersi fatti “irretire” dalla “setta degli ambientalisti”, fino a definirli come venerandi di una “Religione” completamente avulsa dalle leggi di mercato. Continuando ad inveire contro una delle “Major” del settore, la BP, affermando che con la sua politica di sottomissione alle regole ESG si stesse “tagliando la gola” da sola.

Se guardiamo allo stretto profitto, tutti gli analisti sono concordi nel dire che un ritorno al Privato della Continental porterebbe all’accelerare esplorazione e perforazione per capitalizzare nel breve/medio un’impennata dei prezzi del petrolio ben al di sopra dei 100 USD a barile.

Ed eccoci arrivati quindi allo scenario dicotomico completo: da un lato gli investitori istituzionali, che per non rischiare redemption su raccolta di capitali monstre sull’onda delle regole ESG, riducono l’atteggiamento speculativo sull’estrazione di carburante fossile, mentre i CEO delle Private Company accelerano sulla speculazione e sulla moltiplicazione degli utili.

I dirigenti delle Public Company sono ovviamente preoccupati per la situazione di squilibrio di mercato verso le società private e stanno cercando insieme ai principali gestori di fondi di investimento istituzionali di trovare una soluzione sui portafogli Long-Only focalizzati sui fattori ESG. Ovviamente se possiedi partecipazioni in molteplici public company dello stesso settore, estrattivo petrolifero, sarebbe folle incoraggiarle tutte ad aumentare la produzione e l’estrazione: se tutti aumentano per rubare quote di mercato allora perdono tutti indistintamente. Di contro i “grandi” non hanno controllo sui Privati che se ne approfittano e rubano quote di mercato.

IMPORTANTE DIVERSIFICARE

Ma allora cosa stanno facendo i grandi? Molti gestori ESG diversificano comparti secondari di investimento e vanno sul Privato… fatta la legge trovato l’inganno. D’altronde se la società che partecipi nel fondo pubblico ESG diventa privata ed esce dal comparto principale in realtà risulterà che come “gestore” hai ridotto le emissioni di carbonio del tuo portafoglio, migliorando quindi il tuo punteggio. Suona strano quindi lo slogan che campeggiava sulle principali campagne di raccolta dei fondi ESG: “Possederemo tutte le compagnie petrolifere per evitare che qualcuno “peggio” possieda compagnie petrolifere”. Sarebbe da rieditare in “possederemo tutte le compagnie petrolifere per scegliere quelle migliori e portarle ad uno status di compagnia Privata”.

Seguendo il nostro ragionamento vi siete messi nei panni del CEO di un Fondo Globale, vi siete messi nei panni del CEO di una compagnia petrolifera pubblica, conosciuto e preso esempio dal Barone Hamm… ma come investitore retail cosa ne potete trarre da tutte queste considerazioni? La risposta è semplice, cinica e spietata, vale sempre la solita vecchia regola: seguite il maggior profitto; in questo periodo di mercato con volatilità e rischi anche su settori “forti” come l’energetico e quindi per derivazione oil & gas noi scegliamo di seguire il denaro mettendo nel radar per i nostri portafogli tutte le singole aziende del settore che stanno facendo buyback compulsivo. (Centro Studi OOPS Tech)

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