Bardonecchia: storie di guerra sulle Alpi, i ricordi della famiglia Ravedati

BARDONECCHIA – La famiglia Ravedati ha presentato lunedì 27 dicembre nella Sala Giolitti del Palazzo delle Feste di Bardonecchia, di fronte ad un folto e attento pubblico, “La Storia ritrovata”. Libro scritto a sei mani, con prefazione a cura dello storico Alberto Turinetti di Priero, pubblicato metà dicembre 2021 da Susalibri di Sant’Ambrogio di Torino. Papà Paolo, dopo un breve saluto di Chiara Rossetti, sindaco di Bardonecchia, ha illustrato con il supporto di un proiettore il lungo percorso che ha portato lui e i figli Alessandro e Federico a realizzare il libro ispirati dai ritrovamenti di reperti, documenti, effetti personali e di servizio utilizzati nel periodo 1944-1945 dalle contrapposte forze armate dislocate ai confini italo-francesi.

LA STORIA

Un misto di geografia e di storia contemporanea scritta dalle truppe del battaglione Edolo della Repubblica Sociale Italiana (RSI), dagli Gebirgsjäger della 5° Divisione Die Gams, le truppe da montagna di Germania e Austria, dalle Forze Francesi Interne (FFI) e dalle formazioni partigiane operanti in Valle di Susa. Gli autori hanno sottolineato l’importanza delle testimonianze raccolte personalmente tra la popolazione, come avvenuto con Augusta Gleise maestra e staffetta partigiana di Rochemolles e parlando con dei soldati italiani, come avvenuto nell’emblematico caso di Giuseppe Mazzola, bergamasco di Villa d’Adda, del battaglione Edolo della Repubblica Sociale.

L’ALPINO

L’alpino schierato in un bunker naturale a temperature glaciali sulla Cima Frejus, con l’incarico di osservatore dei movimenti delle truppe francesi, convinto antifascista, come molti suoi commilitoni disertò, fu salvato davanti ad un plotone di esecuzione dal suo amico Ruggero Maggi, per confluire nella formazione partigiana Walter Fontana. I tre autori, partendo da una gavetta, casualmente trovata con un nome inciso sul fondo, sono tenacemente riusciti anni fa a rintracciarlo, ad intervistarlo e a riconsegnargli, poco prima della sua scomparsa, la gavetta. Toccante momento immortalato da una fotografia proiettata a fine serata prima di dare spazio ad una lunga serie di domande e all’analisi di alcuni reperti bellici dislocati sul palco.

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