COAZZE – Sabato 25 gennaio, dalle 14.30, ci saranno le visite guidate alla Miniera di Talco Garida a Forno di Coazze. La prenotazione obbligatoria entro venerdì 24 presso l’ufficio turistico di Coazze. Telefono 011.9349681 o sul sito.
LA MINIERA DI TALCO
In una relazione del 31 dicembre 1783 che il conte Ludovico Birago di Vische ricordava l’impiego della terra di Giaveno nella composizione delle sue porcellane. Fondatore della manifattura di ceramiche di Vische, il nobile era stato responsabile tra il 1765 e il 1768 della prima produzione di porcellana a pasta dura in Piemonte. Ottenuta mescolando diversi tipi di caoloniti provenienti da Castellamonte, Baldissero e, appunto, dalla Val Sangone.
Anche se probabilmente le prime escavazioni della miniera di talco a Garida a Coazze furono effettuate già nella prima metà dell’800, le prime informazioni ufficiali risalgono al luglio 1888. Nell’estate di quell’anno, infatti, il signor G.P. Tron ottenne il permesso di escavazione di talco nei pressi dell’attuale miniera. La Società Italiana Talco e Grafite prelevò la miniera nel 1925. Questa società, oltre ad ampliare gli scavi e le ricerche, costruì la teleferica, utile per trasportare il minerale dal sito alla carrareccia di fondovalle, per un percorso di 3400 metri. In precedenza il minerale veniva trasportato o a piedi. Contenuto in grandi sacchi, o per mezzo della lisi, una particolare slitta utilizzata nella neve. Soprattutto per il trasporto della legna. Dal fondovalle il minerale veniva poi trasportato con degli autocarri ad Avigliana, dove veniva macinato.
NEGLI ANNI DELLA GUERRA
Dopo il fallimento della SIGET, avvenuto nel 1933, la miniera venne chiusa. Pochi anni dopo, nel 1935, altri due potenziali padroni si fecero avanti. La Società Talco e Grafite Val Chisone, che possedeva tutte le azioni della SIGET, e il ragionier Emesto Fea di Torino si contesero la zona di escavazione. Al ragionier Fea venne accordato il permesso di ricerca alla destra orografica del rio Cevrero. Mentre la sinistra tocco alla Società Talco e Grafite Val Chisone. La miniera venne nuovamente chiusa nel corso della seconda guerra mondiale, questa volta non per fallimento. Per carenza di manodopera, impiegata al fronte a combattere. In questo periodo venne fatto un uso originale della miniera. Fu usata infatti come rifugio, prima dalla popolazione civile, poi dai partigiani della Resistenza, che si nascondevano lì per sfuggire ai rastrellamenti tedeschi.
Nel 1947 il ragioniere Fea ottenne il permesso di ampliare la zona di ricerca, che veniva allora chiamata Mole, e ampliò anche le escavazioni sul livello denominato Garida Nuovo. Altre società si interessarono in questo periodo a questa zona mineraria della valle, tra cui la Italminiere SRL che svolse ricerche nel 1951 nella zona di Ruata. Il rag. Fea, al fine di aumentare le ricerche e ricavare qualche contributo economico e tecnico, si rivolse nel 1956 al sig. Felice Parolaro di Sondrio, a cui estese il permesso di ricerca. Questa collaborazione, nel 1957, si trasformò in società per azioni, e grazie ad essa, la zona di ricerca fu ampliata fino alla zona Piccere Ciargiur, dando origine, nel 1959 alla miniera di Garida, vera e propria.
LA CHIUSURA
Questa miniera rimase attiva fino al 1968, quando chiuse perché il talco estratto era insufficiente per compensare i costosi lavori di estrazione. L’ultimo capitolo della storia della miniera di Garida comincia nel 1994, quando la ditta Lavori Minerari Rossi ottiene il permesso di escavazione, e affiancata dall’Associazione per la Conservazione delle Tradizioni Minerarie (ACTM), avvia il progetto di rendere la miniera in tutto e per tutto funzionante, ma anche visitabile da chi lo desideri, progetto che è ancora in svolgimento. In occasione della Giornate FAI d’Autunno 2019 il Gruppo FAI Valsangone ha dunque scelto di proporre la visita alla miniera. E l’affluenza di un pubblico interessato ed entusiasta ha testimoniato il successo dell’iniziativa.