Valsusa: tornano gli avvoltoi sulle nostre montagne

SUSA – Da qualche anno le montagne della Valsusa si sono arricchite di nuovi animali: gli avvoltoi. Nuovi significa che sono tornati dopo quasi un secolo di assenza provocata dallo sterminio causato dall’uomo. Il miglioramento delle condizioni ambientali. Poi la maggior disponibilità di carcasse, i progetti internazionali di reintroduzione hanno permesso la loro diffusione al di qua e al di là delle Alpi. Proprio il tema dei confini può essere affrontato, anche storicamente, usando le loro grandi ali. La loro abilità di veleggiare permette di perlustrare territori vastissimi con poca fatica. Un gipeto, un grifone, talvolta il più raro avvoltoio monaco che, provenendo da ovest, si affacciassero alle alte Valli Chisone e Susa e decidessero di esplorarle seguendone le creste, sorvolerebbero tante testimonianze di confini antichi e di moderne aree protette.

L’AVVOLTOIO

Il nostro avvoltoio scavalca le casermette della Valle del Fréjus, di Pian delle Stelle, del Gran Vallone sopra Rochemolles, della Pelouse, della cima del Monte Jafferau, la tornantosa strada della Melmise e il Forte Bramafam posto a vigilare Bardonecchia, poi si affaccia sui vasti pianori attraversati dalla strada militare dell’Assietta. Sorvola la Batteria Gran Costa, costruita ai tempi della Triplice Alleanza (1882) mentre altri trinceramenti a forma di stella risalgono alla prima metà del 1700. Della stessa epoca è la batteria del Gran Serin. Si tratta di una postazione per cannoni riparata da un terrapieno con relative opere accessorie (polveriera, ricoveri, magazzini), munita di fossati e feritoie per poter essere difesa da un eventuale attacco di fanteria. Oggi ospita un pastore e le sue greggi.

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