Una visita alla Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso il giorno della Festa di San Giovanni, tra storia e tradizioni popolari

Ranverso

BUTTIGLIERA ALTA – Una visita alla Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso il giorno della Festa di San Giovanni, tra storia e tradizioni popolari. Il 24 giugno 2021, giorno della Festa di San Giovanni, la Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso ha accolto il pubblico per una visita particolare. La museologa e storica dell’arte Serena Fumero ha raccontato magistralmente ai presenti la storia di questo luogo e le tradizioni locali relative alla Festa di San Giovanni. Una celebrazione legata alla Festa di Sant’Antonio Abate. Il denominatore comune delle due giornate è infatti il sole.

CHI ERA SANT’ANTONIO

Antonio è nato a Qumans il 12 gennaio 251 d.C in una famiglia di agiati agricoltori cristiani. Rimasto orfano a vent’anni, ha distribuito ai poveri i suoi beni. Si è quindi dedicato alla vita da eremita nel deserto attorno alla sua città, resistendo alle molteplici tentazioni del demonio. Ha trascorso la sua esistenza curando i malati, operando guarigioni miracolose e scacciando il diavolo. Si è spento nel deserto della Tebaide il 17 gennaio 356. Le sue reliquie sono state rinvenute nel 561 e dopo un lungo peregrinare nell’XI secolo sono state portate a Motte-Saint-Didier, dove è stata costruita una grande abbazia in suo onore.

LA PRECETTORIA DI SANT’ANTONIO DI RANVERSO

La Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso, ubicata lungo la SS 25 del Moncenisio tra Rivoli ed Avigliana, in fondo ad un viale di platani, è uno dei monumenti medievali più importanti e meglio conservati del Piemonte. Il nome Ranverso deriva dal fatto che la chiesa è rivolta verso nord. È stata fatta costruire nel 1188 per volere del Beato Umberto III di Savoia lungo la Via Francigena. In questo luogo si trova ancora oggi un masso erratico, un tempo luogo di culto pagano. Il complesso, è stato edificato dove sorgeva un’edicola dedicata a San Biagio. L’obiettivo era quello di avere una chiesa dotata di foresteria per i pellegrini e di lazzaretto per la cura dei malati di ergotismo. Questo male era un’intossicazione da segale cornuta che dopo aver provocato piaghe ed allucinazioni, poteva portare alla morte. La gestione è stata affidata agli Antoniani, detti anche “cavalieri del fuoco sacro”.

GLI ANTONIANI

Questa congregazione è stata fondata nel 1089 dal nobile Gastone de Valloire in ringraziamento per la guarigione miracolosa del figlio, malato di fuoco di Sant’Antonio, avvenuta dopo aver venerato le spoglie del santo. I religiosi curavano la malattia con un balsamo a base di grasso di maiale. Da questa pratica è nata l’iconografia di Sant’Antonio. Esso viene rappresentato avanti negli anni, con una lunga barba bianca, mentre avanza scuotendo un campanello, in compagnia di un maiale. Il suo bastone da pellegrino termina con una croce a forma di tau, che gli Antoniani portavano cucita sul loro abito. Nel 1776 l’Ordine degli Antoniani è stato soppresso. Il complesso ed i suoi ampi possedimenti sono stati assegnati da Papa Pio VI all’Ordine Mauriziano, che li detiene tutt’oggi.

SANT’ANTONIO E SAN GIOVANNI: DUE FESTE DELLA LUCE

La visita del 24 giugno aveva come tema quello delle tradizioni legate alla Festa di San Giovanni. Quando si accendono grandi falò, con l’obiettivo di propiziare i raccolti estivi e rafforzare il sole, che lentamente diventa sempre più debole. Anche il 17 gennaio, giorno di Sant’Antonio, per tradizione si accendono i falò. Essi sono volti a rafforzare il sole che dopo l’inverno, giorno dopo giorno diventa sempre più forte ed hanno una funzione purificatrice, fecondatrice e portatrice di prosperità. Se il 24 giugno rappresenta l’apice della luce e segna l’inizio del lento progredire del buio, il 17 gennaio inversamente segna l’apice delle tenebre e il lento allungarsi delle giornate.

L’INIZIO DELLA VISITA

Serena Fumero ha voluto radunare il gruppo davanti al masso erratico, ubicato vicino all’ingresso della chiesa. Gli Antoniani, per celebrare il trionfo della fede sul paganesimo, hanno fatto mettere sul macigno una stele con il loro simbolo: la tau. Prima di guidare i presenti attraverso le meraviglie della precettoria, Serena ha raccontato la storia del complesso, evidenziando il ruolo del celebre architetto Alfredo d’Andrade, che ha lavorato alla sua ristrutturazione ad inizio Novecento. Tra i capolavori di questo artista, la progettazione del Borgo Medievale del Valentino e la ristrutturazione della Sacra di San Michele.

L’ACQUA DI SAN GIOVANNI

La visita è quindi proseguita nel chiostro, anch’esso rimaneggiato da d’Andrade ed oggi composto da un solo lato. Qui la guida ha spiegato ai presenti le tradizioni contadine legate al 24 giugno. Tra queste “l’acqua di San Giovanni” preparata da molti ancora oggi. Il giorno precedente, al tramonto, venivano raccolte felci, artemisia, camomilla, gigli rossi ed iperico. I fiori venivano messi in acqua ed il mattino seguente si utilizzava questo liquido, molto profumato per lavarsi e purificarsi. In Slovenia è invece tradizione utilizzare i fiori sopraccitati per creare ghirlande da far benedire ed appendere alle porte delle case. In questo modo San Giovanni proteggerebbe l’abitazione dagli spiriti maligni.

IL NOCINO

Il 24 giugno è anche il giorno in cui si fa il nocino. Le noci vengono raccolte il giorno precedente e l’infuso ottenuto lo si lascia alla luce fino al 15 agosto. Il giorno dell’Assunzione di Maria lo si imbottiglia e lo si tiene al buio fino alla giornata di Ognissanti. Per tradizione viene bevuto alla vigilia di Natale.

LA VISITA NELLA CHIESA

Dopo aver ammirato il chiostro, la visita è proseguita nella chiesa, dove sono custoditi pregevoli affreschi realizzati nel Quattrocento da Giacomo Jaquerio, il maggior rappresentante della pittura tardo gotica in Piemonte. Nella navata sud l’artista ha raffigurato il Ciclo delle Storie di San Biagio, il santo protettore della gola. Il mal di gola un tempo terrorizzava la popolazione e poteva portare alla morte. Le due scene affrescate in alto, delimitate dagli archi, rappresentano a sinistra Biagio indenne tra gli animali feroci. Possiamo vedere cervi, lupi e linci, tutte specie che popolavano queste terre. Sulla testa del santo c’è un gufo, animale simbolo della notte. Nell’affresco a destra si ammira il miracolo del bambino liberato dalla lisca di pesce che lo stava soffocando; nel registro inferiore l’unica scena rimasta raffigura San Biagio che si salva nel mare in tempesta, mentre i cattivi barcaioli annegano. Ai lati della finestra di fondo sono affrescate le Sante Barbara, Lucia ed Agata, tutte martirizzate per la loro fede.

LA SAGRESTIA

Nella sagrestia è conservato il gioiello artistico della Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso. La stanza è stata interamente affrescata da Jaquerio. Sulle pareti sono raffigurate: l’Annunciazione, i Santi Pietro e Paolo, l’Orazione nell’Orto, dove sono state raffigurate verdure coltivate in zona e la Salita al Calvario. Sulle vele della volta si ammirano i Quattro Evangelisti. La Salita al Calvario, realizzata verso il 1430, è una vera e propria meraviglia. Un anfiteatro umano fa da cornice a Gesù che porta la croce. Le figure, a grandezza naturale, sono divise in buoni, tra i quali la Madonna e cattivi, come i carnefici. Questi ultimi hanno un aspetto grottesco e sono un rimando ai demoni che tentarono Sant’Antonio. Sulle bandiere dei malvagi sono raffigurati animali che evocano il male, tra i quali scorpioni e draghi. Spettacolare è la grande attenzione ai particolari, come calzature e cinture.

IL PRESBITERIO

La visita è terminata nel presbiterio, anch’esso marcato dall’impronta di Jaquerio. Sulla parete destra, nella parte inferiore è rappresentato Cristo che si erge dal sepolcro con accanto i simboli della Passione. Nella parte alta gli affreschi rappresentano le Storie di Sant’Antonio Abate.  Veramente splendidi sono le scene di vita contadina. Anche qui colpisce la grande attenzione ai dettagli, come la mucca con il pelo lungo e rosso, molto comune in queste zone ed i maiali di razza cinta senese.

IL PENTITTICO DEL DEFENDENTE FERRARI

Al centro del presbiterio si trova il pentittico del Defendente Ferrari, donato il 17 gennaio 1531 dagli abitanti di Moncalieri come voto dopo un’epidemia di peste. Cuore del polittico è la centrale Adorazione di Gesù Bambino con la Vergine, San Giuseppe ed Angeli. Ai lati, i Santi Antonio Abate, Rocco, Sebastiano e Bernardino da Siena. Ai piedi del polittico, nella predella, sono presenti sette storie della vita di Sant’Antonio Abate. Nelle ante troneggiano il Beato Amedeo di Savoia, San Gerolamo, Sant’Antonio che incontra San Paolo eremita, San Cristoforo. Sulla parete sinistra tra i personaggi raffigurati, la Madonna in trono, i Santi Giovanni Battista, Antonio Abate, Marta, Margherita, Nicola e Martino ed alcuni profeti dell’Antico Testamento. Tra l’affresco della Madonna e quello dei profeti vi è un’iscrizione autografa di Jaquerio, rinvenuta nel corso dei lavori di restauro del 1914.

LE PROSSIME VISITE

Il prossimo 25 luglio, in occasione della Festa di San Giacomo il Maggiore, verrà organizzata una visita la cui tematica sarà quella dei pellegrinaggi. La Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso essendo ubicata lungo la Via Francigena, che da Canterbury, conduceva i pellegrini in Terra Santa, era meta imprescindibile per i fedeli. Il loro arrivo a Buttigliera Alta era segnalato dalla Torre Bicocca.
Per essere informati sulle iniziative organizzate dalla precettoria cliccare sul seguente link, telefonare allo 011 9367450 o scrivere a ranverso@ordinemauriziano.it

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