LA FERRATA DI PEREDRETTE
VALLE D’AOSTA – In genere la montagna in tutto il suo meraviglioso insieme dĆ e toglie, dona immense gioie e profondi dolori per chi rimane, avendo perso sulle sue alture chi aveva piĆ¹ caro. Bisogna prendere la montagna comunque sempre con grande prudenza, in particolare quando ci si spinge oltre lāescursionismo classico, su āVie ferrateā per esempio, (qualunque sia il loro grado di difficoltĆ ) perchĆ© esse vanno percorse con coscienza, ragione di causa, non privandoci perĆ² dellāadrenalina che esse ci regalano ma anche e soprattutto con tutta lāattrezzatura necessaria. Annotazioni utili di una āneofitaā (Roberta Maffiodo): Per me che ero con questa (dopo la ferrata di Pracatinat) alla seconda via ferrata āseriaā, ho trovato questa āVia attrezzataā non troppo facile in alcuni punti anche se faccio i complimenti a chi lāha ideata per averla protetta egregiamente, perĆ² ci sono alcuni tratti con piccoli strapiombi che se uno ĆØ poco esperto come me, deve essere aiutato come ad esempio quando si scende con i gradini un leggero e breve salto oltre āla verticalitĆ ā con difficoltĆ per chi ha le gambe corte come me per arrivare da un gradino allāaltro.
CINQUE ORE DI GITA
Premetto che ho un ginocchio lesionato e mio marito ha superato se stesso, superando questa ferrata col Parkinson (prove di montagna terapia) e nelle nostre condizioni ci siamo spinti questa volta ben oltre i nostri limiti, aiutati perĆ² da suo figlio, sua nuora e la piccola Kayla abbiamo concluso il percorso in 5 ore (nelle nostre condizioni) contro le 2,45 ore di salita e discesa, date dalla tabella di marcia. Infine (sempre come giudizio personale) ho trovato la via di discesa consigliata su āAlbard di Donnasā, contrassegnata in giallo, molto faticosa e non banale, sempre a causa della stanchezza da noi accumulata in salita, perchĆ© scende tra canali di roccia ove si nota il certosino lavoro dei montanari di un tempo che hanno intagliato e scavato con gradini in pietra quasi lungo tutto il ripidissimo percorso. Desidero a tal pro avvisare che per chi come me non ĆØ ancora avvezza ai sentieri di difficoltĆ āEEā di non togliersi lāimbragatura perchĆ© a circa due terzi del percorso (dopo essere transitati sotto le famose āBarmeā che sono tetti di rocce sotto i quali vi sono ancora i resti di antiche costruzioni in pietra), ci si trova davanti a un masso da attraversare senza corda fissa, in diagonale verso sinistra (lato di discesa) con un salto di 20 metri sotto ai piedi per raggiungere 3 scalini in ferro che permettono poi di togliersi dai guai, ma qualcuno senza cordino di sicurezza potrebbe bloccarsi come ĆØ successo a me e sono scesa solo grazie al sostegno e aiuto di mio marito. In basso poi ove il sentiero sempre ben marcato in giallo transita accanto a reti di sostegno a picco su un bacino fluviale, bisogna scendere alcuni scalini intagliati, tenendosi ad un rudimentale tronco di sostegno, che permette di scendere definitivamente sulla strada romana delle Gallie con il suo caratteristico arco da cui si ĆØ partiti.
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