Storia dei No Tav del 1991: entra in campo la Comunità Montana

Luciano FrigieriLuciano Frigieri

VALSUSA – Storia dei NoTav del 1991: entra in campo la Comunità Montana Bassa Valsusa e Val Cenischia. All’inizio dell’anno, il Consiglio dei Ministri, esautora il commissario straordinario delle Ferrovie dello Stato, Schimberni. Viene nominato Lorenzo Necci, un banchiere, che cambiea indirizzi, dirigenti e funzionari e da inizio al programma di linee per i Treni ad Alta Velocità. Uno dei primi atti del nuovo commissario delle Ferrovie è quello di venire a Torino. Per la linea tra Torino e Lione, anche se questa è ancora ad un livello di decisione, si stabilisce che verrà definito un accordo di programma e sarà presentato un progetto. Necci dichiara. “I soldi si troveranno: dovremo verificare l’impatto ambientale e, comunque, soltanto i comuni interessati potranno darci il via libera definitivo”. Un mese dopo, è Vito Bonsignore, potentissimo membro della commissione Trasporti della Camera, a sollecitare la linea, lanciando uno degli slogan di maggiore successo. “Torino sta finendo su di un binario morto”.

Lorenzo Necci

Lorenzo Necci

ARRIVA LA COMUNITA’ MONTANA

A marzo, il consiglio della Comunità Montana Bassa Val di Susa affronta ufficialmente la questione e viene affidato all’assessore ai Trasporti, Sandro Plano, un appello. “Abbiamo appreso dai giornali l’intenzione di costruire la nuova linea. Prima ci spieghino dove farla passare. Chiediamo di gestire la questione in prima persona”. L’atmosfera si riscalda a giugno: Pininfarina sostituisce Umberto Agnelli alla presidenza del comitato promotore. Poco dopo comincia la fase degli alibi da fornire ai politici per dar loro il pretesto per decidere l’opera. A Lione i comitati promotori italiano e francese firmano un nuovo accordo per redigere degli studi con cui indirizzare le decisioni governative. Viene diffuso uno “Studio di Fattibilità”. Si afferma che bisogna fare urgentemente la nuova linea ferroviaria perché quella esistente sarà satura nel 1997. Secondo questo studio, la nuova linea ad Alta Velocità Torino Lione costerà 7.200 miliardi di lire e porterà i 7,7 milioni di passeggeri internazionali ed i 18,6 milioni di tonnellate di merci che si prevedono entro il 2002.

IL MINISTRO DEI TRASPORTI BERNINI

Il ministro Giorgio Bernini, governo Berlusconi, firma una dichiarazione di intenti per la realizzazione della linea. È la prima di decine di dichiarazioni analoghe. Ne verranno ripetute in occasione dei periodici vertici italo francesi ogni volta come “decisione definitiva”. La Regione Piemonte si preoccupa di parare le perplessità del territorio stanzia 300 milioni per uno studio che dia dei lineamenti al progetto. La SITAF, che ha costruito il traforo ed il collegamento autostradale del Frejus, si candida subito perché, come dice l’amministratore delegato Froio, “ha la giusta esperienza”. Così ai primi di novembre la Regione firma con la SITAF una convenzione che affida alla Stef, una partecipata di entrambe, uno studio per “l’inserimento nel territorio della Val di Susa del collegamento ferroviario ad Alta Velocità Torino Lione”.

Silvio Berlusconi

Silvio Berlusconi

IN FRANCIA

In Francia, esce il “Rapporto sui trafori alpini”, affidato al direttore generale del ministero dei Lavori Pubblici, Legrand. Vi si dice che l’ipotesi del raddoppio del traforo autostradale del Monte Bianco è da scartare. Suggerisce di scegliere la Maurienne e la Valle di Susa, “dove le resistenze sembrano meno forti”. Per il momento in valle il problema della nuova linea, interessa ma non tiene banco. Il nuovo presidente della Comunità Montana della Bassa Valle di Susa, Luciano Frigieri, invia una lettera di protesta alla Regione. Lamenta che da otto mesi attende un incontro e che gli enti locali sono stati ignorati.

IL LIBRO

Il testo è preso dal libro di Mario Cavargna Bontosi che ha gentilmente concesso la pubblicazione: NoTAV. Cronaca di una battaglia ambientale lunga oltre 25 anni. Vol. 1: 1990-2008. Edizioni Intra Moenia.

Libro NoTav

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