Ricorre oggi il centenario della nascita del “Servo di Dio” Gianfranco Maria Chiti, il generale dei Granatieri che si fece francescano

chiti

MEANA – Oggi 6 maggio 2021 ricorrono i 100 anni dalla nascita di padre Gianfranco Maria Chiti, Granatiere e Sacerdote. Nato il 6 maggio 1921 a Gignese (Verbano-Cusio-Ossola) si trasferisce sin da piccolo a Pesaro dove il padre insegna violino al conservatorio “Rossini”. A soli 18 anni esce a pieni voti dall’Accademia di Modena. Con il grado di sottotenente e, con l’Italia in guerra, viene subito impiegato sul fronte croato-sloveno e su quello greco-albanese. Dal giugno 1942 al maggio 1943 è comandante di compagnia sul fronte russo. In seguito della Battaglia sul Don, sarà decorato con la Medaglia di Bronzo. In guerra Chiti matura la propria vocazione religiosa assistendo soldati amici e nemici tra sofferenze incredibili. Dopo l’8 settembre aderisce alla Repubblica Sociale Italiana. Convinto di operare per il bene della Patria. Per questa scelta, alla fine del conflitto, viene internato nei campi di concentramento di Coltano (PI) e Laterina (AR) allestiti dalla Quinta Armata americana.

granatieri sardegna

SALVA I PARTIGIANI

Nel 1944 per salvare circa duecento partigiani dalla fucilazione, si inventa un corso speciale allo scopo di arruolarli nella sua compagnia ‘Granatieri’. Facendoli poi tornare alle loro case. Il nome di Chiti risulta inoltre nel “Libro dei Giusti” della sinagoga di Torino per aver salvato alcune famiglie ebraiche. Come i torinesi Giulio Segre e suo padre, da una fine che pareva scritta. Nel 1946 la Commissione di epurazione istituita per giudicare i militari della RSi, lo assolve. E sarà proprio l’accusa a chiedere di reintegrare Chiti nell’esercito poiché risulterà che aveva sempre agito mantenendo fede al giuramento. A suo favore deposero diversi capi partigiani e tanti civili. Durante quegli anni, grazie al suo grado nella RSI, potè salvare centinaia di persone. Impedire rastrellamenti e opporsi alla distruzione di interi villaggi.

 

NELL’ESERCITO

Nel 1948 Chiti viene reintegrato nel nuovo esercito italiano. In seguito sarà in Somalia per conto dell’Onu. A 50 anni è colonnello e comandante della prestigiosa scuola per allievi sottufficiali di Viterbo. Sotto di lui si formeranno intere generazioni che ancora oggi lo ricordano per la ferma disciplina. Anche per la carità e la devozione alla Madonna delle Grazie di Pesaro. A 57 anni viene promosso al grado di Generale di Brigata. L’anno seguente lascia le stellette per indossare la veste “Francescana”.

chiti

FRANCESCANO

Quindi viene ordinato sacerdote con il nome di Gianfranco Maria. Indosserà sempre i bianchi alamari dei granatieri sotto il saio. L’obbedienza francescana lo chiama ad Orvieto a ridar vita al rudere del convento di San Crispino che era stato dissacrato e coperto da scritte blasfeme. Vi installò tra i ruderi una tenda militare. Con l’aiuto dei suoi granatieri, riuscì a trasformarlo in un’oasi di pace e accoglienza dei poveri. Girerà incessantemente per tutta l’Italia come predicatore e padre spirituale dei Granatieri. Morì nel 2004, a 83 anni, all’ospedale militare del Celio, per le ferite riportate in un incidente stradale. La salma, tumulata a Pesaro nella cappella di famiglia, fu vestita con gli abiti militari sotto il saio cappuccino. Le diocesi di Orvieto-Todi e di Pesaro, l’Associazione nazionale Granatieri di Sardegna e tante persone comuni si sono prodigate da subito per avviare l’iter di Beatificazione e Canonizzazione. Ottenuto il trasferimento di competenza dal Tribunale Ecclesiastico del Vicariato di Roma a quello della diocesi di Orvieto-Todi, è quindi stata aperta l’inchiesta diocesana.

Elvio Jagodnik

IL RICORDO

Padre Chiti – ricorda Elvio Jagodnik, alfiere dell’Associazione Nazionale Granatieri di Sardegna del Nucleo Val Susa – ha lasciato un ricordo indelebile in tutti coloro che hanno avuto l’onore di conoscerlo. Sia come soldato che come uomo di fede. Io sono stato uno dei suoi soldati nel periodo del servizio militare di leva 1965-1966. E’ quando era tenente colonnello alla Caserma Gandin di Pietralata. Lui era un ufficiale alto quasi due metri, dal fortissimo carisma, una persona molto severa, una persona che sapeva osservare, che sapeva come insegnare i valori per essere dei buoni soldati, dei buoni cittadini, al servizio della Patria e di chiunque ne avesse avuto necessità! La vocazione sublime di quell’uomo l’abbiamo conosciuta dopo, quando ha indossato il saio e non ha più potuto nascondere la sua vera natura. Di questo cambiamento radicale, durante il noviziato stesso ebbe a confidare ‘Sono stato sempre un soldato. Ho cambiato Milizia, ma sono sempre un soldato, ho soltanto messo il saio sulla mia vecchia tuta mimetica da combattimento”. Padre Chiti merita essere ricordato in quella che fu la sua profonda unità tra la la fedeltà a Dio e la fedeltà alla Bandiera o alla Patria“.

RESTA AGGIORNATO SU TUTTE LE NOSTRE NOTIZIE! COME?

Di Giancarlo Sibille. Iscriviti alla nostra pagina Facebook L’Agenda News: clicca “Mi Piace” e gestisci impostazioni e notifiche in modo da non perderti più nemmeno una notizia! Segui e metti mi piace al canale YouTube L’Agenda.