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sabato, 17 Maggio 2025

Quando Maggiorino Marcellin e Giulio Bolaffi salvarono la Valsusa dall'”invasione” francese

STORIA Quando il generale americano Devers si accorse della calata dell’esericito francese in Valle di Susa, intimò al generale Doyen di farle ritirare dal territorio italiano, al di lĆ  del confine del 1939. Ma l’ordine rimase inascoltato. De Gaulle dichiarò all’ambasciatore americano Caffrey che non ambiva ad alcuna annessione, ma solo a Ā«qualche rettifica della frontiera da negoziare direttamente con l’ItaliaĀ». Intanto però ignorava le proteste americane, ordinando al generale Doyen di proseguire nell’occupazione delle valli piemontesi.Ā Testimone di quei giorni era il comandante partigiano Maggiorino Marcellin: “Le truppe d’oltralpe arrivarono con l’idea di dimostrare che erano state loro a liberare le valli. Nonostante le rassicurazioni che ebbi nei primi colloqui, iniziarono a comportarsi come vere e proprie truppe di occupazione, come i tedeschi che avevamo appena cacciato: a Sestriere portarono via gli impianti elettrici delle funivie e i caterpillar della Sapav, a Bardonecchia saccheggiarono alcuni alberghi ed abitazioni private, a Cesana sostituirono le bandiere italiane con quelle bianche in segno di resa”. (Intervista dell’autore a M. Marcellin, 1995).

L’esercito francese in Valsusa

I rapporti con le truppe di De Gaulle si rivelarono subito difficili: “Nei miei confronti dimostrarono un forte risentimento, per loro ero lo ā€œchefā€. Mi accusarono di aver distrutto la vecchia Ridotta Carlo Alberto di Fenestrelle e la batteria di Champlas SĆ©guin: era vero, le due fortificazioni conservavano munizioni ed esplosivi che rischiavano di cadere nelle mani dei tedeschi. Per evitarlo, nell’estate del 1944 ordinai ai miei partigiani di far saltare i depositi. Gli ufficiali d’oltralpe mi accusarono di aver danneggiato proprietĆ  francesi! PerchĆ© pensavano giĆ  di annettere le nostre valli al proprio territorio”.Ā La tensione era altissima anche al Colle del Moncenisio, che era presidiato dai partigiani di AldoĀ  Bolaffi:Ā  “Per il colonnello francese – raccontò poi Bolaffi nei suoi diari – ĆØ meglio che i partigiani non passeggino tanto al Moncenisio. ƈ inaudito, ribatto io. Egli dice che domattina occupa il Moncenisio come rivalsa per i territori che l’Italia ha tolto nel ’40 ai francesi. Rispondo: Ā«se fate ciò addio amicizia e pace, ci sarĆ  guerra”. E il colonnello francese: “Voi siete troppo patriota”. (G. Bolaffi, Un partigiano ribelle, pag. 207 e 214).

Tensioni e cene

Nel frattempo entrarono in azione i comitati per l’annessione alla Francia, particolarmente attivi nell’alta valle della Dora. Erano diretti da AndrĆ© Heitz, un membro del Comitato di Liberazione di Guillestre. A Bardonecchia, Cesana ed Oulx comparvero dei manifesti che invitavano la popolazione a chiedere di passare alla Francia. La reazione dei partigiani fu vivace, ma ferma:Ā  Marcellin, dopo aver protestato con i nuovi occupanti, ordinò il sequestro dei volantini e dei moduli, minacciando l’arresto di chiunque aderisse alla petizione. Poi si recò al comando americano di Torino per far presente la grave situazione che si stava profilando: “La tensione era arrivata al massimo, gli incidenti erano all’ordine del giorno – raccontava Marcellin – Sperando di riportare la calma, nella mia qualitĆ  di ispettore, invitai ad una cena a Granges di Pragelato tutti i comandanti francesi, inglesi ed americani e gli ufficiali della I Divisione Alpina Autonoma Val Chisone. Intendevo in quel modo dimostrare quanto noi partigiani italiani desiderassimo essere amici e collaborare: purtroppo a tutti i miei ufficiali della Divisione diretti a Granges, fermati ai posti di blocco, fu richiesto di lasciare le armi. Era troppo: schierai duecento uomini perfettamente armati intorno ai francesi e ordinai di cominciare a sparare se non fosse stato ritirato quell’ordine. Il colonnello francese di Susa sbloccò l’imbarazzante situazione e la cena si svolse regolarmente, in un clima di forzata cordialitĆ : un centinaio di ufficiali che si sorridevano e che avrebbero voluto picchiarsi” (Intervista, cit.).

Le truppe francesi ripassarono la frontiera a ClaviĆØre e al Moncenisio

Il 21 maggio, ad un posto di blocco francese presso Oulx, venne fermato e percosso gravemente un comandante partigiano. Per ritorsione, due giorni più tardi, nello stesso punto una bomba fece saltare una camionetta francese, causando due morti e un ferito grave. Comparvero alcuni manifesti con la scritta ā€œFrancesi andatevene prima che vi spariamo come facevano con i tedeschi. Le valli le abbiamo liberate noi e le terremo libereā€.Ā La tensione salƬ alle stelle con l’episodio di Susa del 21 giugno, quando una bomba esplose nella mensa dei militari francesi, uccidendo due gendarmi e una cameriera italiana. Per non esacerbare gli animi il caso fu frettolosamente chiuso con una dichiarazione congiunta secondo la quale l’esplosione era stata causata da una bomba a mano dimenticata dalle truppe tedesche, forse in una stufa (sic!). L’episodio accelerò la conclusione dell’occupazione francese.Ā Il 7 giugno 1945 il presidente americano Truman aveva minacciato De Gaulle di bloccare i rifornimenti militari alla Francia, se il governo non avesse subito ritirato i suoi soldati dall’Italia. Di fronte a questa evenienza il generale francese fu costretto a piegarsi alla volontĆ  dell’alleato: finalmente il 1° luglio le truppe francesi ripassarono la frontiera a ClaviĆØre e al Moncenisio, liberando anche in pochi giorni i territori illegalmente occupati. Ma De Gaulle non mollò le sue rivendicazioni sulle valli occidentali.

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