STORIA – Quando il generale americano Devers si accorse della calata dell’esericito francese in Valle di Susa, intimò al generale Doyen di farle ritirare dal territorio italiano, al di lĆ del confine del 1939. Ma lāordine rimase inascoltato. De Gaulle dichiarò allāambasciatore americano Caffrey che non ambiva ad alcuna annessione, ma solo a Ā«qualche rettifica della frontiera da negoziare direttamente con lāItaliaĀ». Intanto però ignorava le proteste americane, ordinando al generale Doyen di proseguire nellāoccupazione delle valli piemontesi.Ā Testimone di quei giorni era il comandante partigiano Maggiorino Marcellin: “Le truppe dāoltralpe arrivarono con lāidea di dimostrare che erano state loro a liberare le valli. Nonostante le rassicurazioni che ebbi nei primi colloqui, iniziarono a comportarsi come vere e proprie truppe di occupazione, come i tedeschi che avevamo appena cacciato: a Sestriere portarono via gli impianti elettrici delle funivie e i caterpillar della Sapav, a Bardonecchia saccheggiarono alcuni alberghi ed abitazioni private, a Cesana sostituirono le bandiere italiane con quelle bianche in segno di resa”. (Intervista dellāautore a M. Marcellin, 1995).
L’esercito francese in Valsusa
I rapporti con le truppe di De Gaulle si rivelarono subito difficili: “Nei miei confronti dimostrarono un forte risentimento, per loro ero lo āchefā. Mi accusarono di aver distrutto la vecchia Ridotta Carlo Alberto di Fenestrelle e la batteria di Champlas SĆ©guin: era vero, le due fortificazioni conservavano munizioni ed esplosivi che rischiavano di cadere nelle mani dei tedeschi. Per evitarlo, nellāestate del 1944 ordinai ai miei partigiani di far saltare i depositi. Gli ufficiali dāoltralpe mi accusarono di aver danneggiato proprietĆ francesi! PerchĆ© pensavano giĆ di annettere le nostre valli al proprio territorio”.Ā La tensione era altissima anche al Colle del Moncenisio, che era presidiato dai partigiani di AldoĀ Bolaffi:Ā “Per il colonnello francese ā raccontò poi Bolaffi nei suoi diari ā ĆØ meglio che i partigiani non passeggino tanto al Moncenisio. Ć inaudito, ribatto io. Egli dice che domattina occupa il Moncenisio come rivalsa per i territori che lāItalia ha tolto nel ā40 ai francesi. Rispondo: Ā«se fate ciò addio amicizia e pace, ci sarĆ guerra”. E il colonnello francese: “Voi siete troppo patriota”. (G. Bolaffi, Un partigiano ribelle, pag. 207 e 214).
Tensioni e cene
Nel frattempo entrarono in azione i comitati per lāannessione alla Francia, particolarmente attivi nellāalta valle della Dora. Erano diretti da AndrĆ© Heitz, un membro del Comitato di Liberazione di Guillestre. A Bardonecchia, Cesana ed Oulx comparvero dei manifesti che invitavano la popolazione a chiedere di passare alla Francia. La reazione dei partigiani fu vivace, ma ferma:Ā Marcellin, dopo aver protestato con i nuovi occupanti, ordinò il sequestro dei volantini e dei moduli, minacciando lāarresto di chiunque aderisse alla petizione. Poi si recò al comando americano di Torino per far presente la grave situazione che si stava profilando: “La tensione era arrivata al massimo, gli incidenti erano allāordine del giorno ā raccontava Marcellin – Sperando di riportare la calma, nella mia qualitĆ di ispettore, invitai ad una cena a Granges di Pragelato tutti i comandanti francesi, inglesi ed americani e gli ufficiali della I Divisione Alpina Autonoma Val Chisone. Intendevo in quel modo dimostrare quanto noi partigiani italiani desiderassimo essere amici e collaborare: purtroppo a tutti i miei ufficiali della Divisione diretti a Granges, fermati ai posti di blocco, fu richiesto di lasciare le armi. Era troppo: schierai duecento uomini perfettamente armati intorno ai francesi e ordinai di cominciare a sparare se non fosse stato ritirato quellāordine. Il colonnello francese di Susa sbloccò lāimbarazzante situazione e la cena si svolse regolarmente, in un clima di forzata cordialitĆ : un centinaio di ufficiali che si sorridevano e che avrebbero voluto picchiarsi” (Intervista, cit.).
Le truppe francesi ripassarono la frontiera a ClaviĆØre e al Moncenisio
Il 21 maggio, ad un posto di blocco francese presso Oulx, venne fermato e percosso gravemente un comandante partigiano. Per ritorsione, due giorni più tardi, nello stesso punto una bomba fece saltare una camionetta francese, causando due morti e un ferito grave. Comparvero alcuni manifesti con la scritta āFrancesi andatevene prima che vi spariamo come facevano con i tedeschi. Le valli le abbiamo liberate noi e le terremo libereā.Ā La tensione salƬ alle stelle con lāepisodio di Susa del 21 giugno, quando una bomba esplose nella mensa dei militari francesi, uccidendo due gendarmi e una cameriera italiana. Per non esacerbare gli animi il caso fu frettolosamente chiuso con una dichiarazione congiunta secondo la quale lāesplosione era stata causata da una bomba a mano dimenticata dalle truppe tedesche, forse in una stufa (sic!). Lāepisodio accelerò la conclusione dellāoccupazione francese.Ā Il 7 giugno 1945 il presidente americano Truman aveva minacciato De Gaulle di bloccare i rifornimenti militari alla Francia, se il governo non avesse subito ritirato i suoi soldati dallāItalia. Di fronte a questa evenienza il generale francese fu costretto a piegarsi alla volontĆ dellāalleato: finalmente il 1° luglio le truppe francesi ripassarono la frontiera a ClaviĆØre e al Moncenisio, liberando anche in pochi giorni i territori illegalmente occupati. Ma De Gaulle non mollò le sue rivendicazioni sulle valli occidentali.