Sandro Plano replica ad Amprino sul Progetto Interreg PROSanté per gli Ospedali di Susa e Briançon

ospedale di susa

SUSA – Sandro Plano replica ad Amprino. Per i prossimi tre anni, l’Ospedale di Briançon e l’ASLTO3 collaboreranno per trovare soluzioni comuni con lo scopo di offrire ai pazienti un’assistenza sanitaria che superi i confini, le barriere linguistiche e le normative nazionali. E’ questo l’obiettivo del Progetto Interreg PROSanté avviato lo scorso 8 marzo. Che vuole garantire ai pazienti (residenti, turisti o lavoratori tranfrontalieri) una corretta informazione al fine di scegliere al meglio i servizi sanitari disponibili sui due versanti della frontiera, in un quadro di riconoscimento reciproco delle prestazioni specialistiche erogate.

IL PROGETTO

PROSanté è finanziato dall’Unione Europea sull’Asse IV “Inclusione sociale e la cittadinanza europea” del programma Interreg V Italia-Francia Alcotra e ha come capofila l’ospedale Escartons di Briançon in partenariato con l’Azienda Sanitaria Locale TO3 di Torino e la Regione Piemonte. Il budget totale del progetto è di 673.000 €, la maggior parte dei quale, circa 400.000 € a favore del partenariato italiano. Alla firma dell’Accordo erano presenti i Sindaci di Susa, Sandro Plano e il suo collega di Briançon Joël Giraud.

LE CIFRE

E’ bastato questo per attirare a Plano le attenzioni e le critiche della sua minoranza, a guida Gemma Amprino che dall’Ospedale di Susa proviene lavorativamente. Entrambe molto perplesse su questo progetto, che ritengono sbilanciato a favore del Centre Hospitalier des Escartons di Briançon, che drenerrebbe utenti dalla Valle senza portarne a Susa. Dove molti servizi specialistici sono meno competitivi. Per qualità e tempi di attesa di quelli oltre confine. In particolare da parte di residenti in Alta Valle. A Briançon sono più vicini, sicuramente rispetto a Rivoli e che lo preferiscono già a Susa. Non è questo lo spirito del progetto, ma, si sa, i francesi sono pratici e sanno fare squadra.

PLANO

“Ci sono due modi per affrontare il destino dell’Ospedale di Susa. Uno, in difesa, criticando sui giornali e sui mass-media gli avversari politici, esaltando il sacrificio del personale costretto a turni massacranti, fotografando le barelle nei corridoi, rimpiangendo il bei tempi del passato con tre o quattro medici e una decina di infermieri. L’altro, in attacco, cercando di trovare soluzioni percorribili, descrivendo la realtà di una struttura. Che sta raggiungendo una configurazione adatta al territorio, con il personale competente. Un pronto soccorso che ha superato dignitosamente la crisi invernale. Buoni di livelli in traumatologia, medicina, dialisi e chirurgia generale. L’atteggiamento difensivo cerca di porre limiti normativi all’utilizzo dell’Ospedale di Briançon. L’atteggiamento di attacco al problema cerca di analizzarne le ragioni, la collaborazione e i rimedi.

PROSANTE’

In sede di presentazione del progetto PROSanté, l’8 marzo, ho dichiarato che il primo dovere dell’amministratore è quello di assicurare il migliore servizio possibile al cittadino, non importa se italiano. Francese, straniero. In un Paese civile il malato deve avere la più ampia possibilità di scelta sul dove e da chi farsi curare in un sistema che non può più essere nazionale, ma che si vuole europeo, per chi come me nell’Europa ci crede ancora. Il miglioramento dell’offerta sanitaria, dati i vincoli di bilancio, si può ottenere con la razionalizzazione. La collaborazione delle strutture e per quelle ai confini tra due stati, con l’accesso ai fondi europei. 

L’OSPEDALE

Ricordiamo che le somme a disposizione servono per “la creazione di una rete sanitaria condivisa che faciliti i percorsi dei pazienti con un riconoscimento reciproco e bilaterale dell’accesso alle cure e dei diritti”. Quindi un lavoro tutto da iniziare, finanziato, nella piena consapevolezza della situazione e dei flussi di pazienti verso la Francia. Come Sindaco, premessi questi principi, è mio preciso dovere sostenere l’Ospedale di Susa, chiedendo e difendendo i servizi per i nostri cittadini. Che pagano le tasse come quelli di Torino, ma che, a differenza di quest’ultimi, devono percorrere a volte 50 km per farsi curare.

LA FRANCIA

Ho sottolineato quindi che alla base di qualsiasi accordo deve essere salvaguardato il principio di reciprocità, ovvero se gli italiani vanno a curarsi in Francia, dobbiamo creare le condizioni affinché i francesi siano invogliati a utilizzare le eccellenze della nostra struttura, al fine di mantenere o raggiungere quei numeri che permettano di salvaguardare i servizi con gli standard previsti dal Ministero della Salute. I nostri cugini d’oltralpe: medici, infermieri e politici incensano e difendono il loro ospedale con le unghie, con i denti e il con sorriso sulle labbra. Noi non perdiamo occasione per criticare tutto e tutti, anche le buone intenzioni. I tempi di attesa sono “infiniti”, il personale manca sempre, qualcuno è al servizio delle case farmaceutiche, c’è sempre un disegno e la volontà di chiudere Susa.”

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