Piero Gros all’Unitre di Susa: un incontro per fare il punto sulle Olimpiadi 10 anni dopo

SUSA – Ospite nel pomeriggio di lunedì dell’Unitre di Susa, per fare il punto sull’eredità olimpica, 10 anni dopo  Torino2006, Piero Gros ha intrattenuto, a ruota libera o meglio “senza tenere gli sci” per oltre due ore il pubblico invitato dalla Presidente Anna Branciari a questo appuntamento di apertura della stagione di lezioni e corsi dell’Università delle 3 età di Susa. Di fronte ad un pubblico numeroso,  nel quale non mancavano fan della prima ora del Campione Olimpico di Innsbruck 1976 e vincitore della Coppa del mondo del ’74, oggi a 62 anni, imprenditore del turismo e commentatore della TSI, emittente in lingua italiana della tv svizzera, Gros è arrivato con la felpa del suo sci club. Lucida e concreta la sua analisi, che ha toccato molti punti.

LA CARRIERA SPORTIVA

Così ha parlato Gros sulla sua carriera all’Unitre di Susa. ” Era un momento straordinario per lo sci. In quegli anni avvicinato per la prima volta dalle dirette televisive. Nelle Valli per seguire le gare in quel periodo anche le scuole si fermavano e andavano davanti alla tv. Forse perché non c’era la bulimia di trasmissioni che c’è ora su tutti gli sport. Poi eravamo come Azzurri un gruppo vincente. Ma tutto il Circo Bianco – che pur era era in competizione – era fatto di amici o cumunque di gente che si rispettava. Questa è la lezione che mi ha dato la vita sportiva. Ho girato il mondo e ancora oggi ci sentiamo tutti fra noi. La storia di ognuno è legata a quella degli altri. Non era possibile vincere sempre. Mi sono tolto le mie soddisfazioni, proprio perché sapevo di dover lottare sempre oltre al limite per provare a battere uno come Ingemar. “

LE OLIMPIADI DI TORINO 2006

“I Giochi in sé sono stati pressoché perfetti. L’unica pecca che posso muovere è stata la mancanza di possibilità di accesso gratuito agli eventi all’aperto, sci alpino e nordico. E’ anche mancata la preparazione della cultura sportiva all’evento. Nonostante io altri ex atleti per un anno avessimo girato tutte le scuole. Un’Olimpiade si prepara almeno 5 anni anni prima  coi giovani e dovrebbe lasciare anche una eredità sportiva facendo crescere la base. Una riflessione invece extra la faccio sugli sport come quelli della pista del ghiaccio o dei trampolini. Forse non ha più senso che restino olimpici per i costi che determinano. Sono impianti e forse sport che dovrebbero essere totalmente ripensati in chiave olimpica.”

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