Nicolas Marzolino, di Novalesa, porta la sua terribile testimonianza

NOVALESA – L’Italia è ancora in guerra ma non lo sa. Gli artificieri, quelli del Genio pionieri dell’Esercito e di altre forze militari, compiono ogni anno circa tremila interventi (una media di oltre otto al giorno) per disinnescare i residuati esplosivi di conflitti armati che hanno coinvolto il nostro territorio sessanta se non ottanta anni fa. Micidiali “ricordini” che ancora oggi rischiano di provocare feriti, mutilati e persino vittime in un Paese che della produzione di ordigni bellici ha fatto in passato uno dei suoi fiori all’occhiello industriale, ma che attualmente non appare a prima vista fra quelli più esposti al pericolo mine. Eppure solo nel corso della seconda guerra mondiale, Raf e Usaf sganciarono complessivamente sull’Italia un milione di bombe (per un totale di oltre 350 mila tonnellate di esplosivo). Molti di quegli ordigni non deflagrarono completamente e una frazione consistente (stimata pari al 10 per cento) non esplose del tutto. Nella migliore delle ipotesi, dunque, almeno una bomba su quattro è ancora da recuperare: qualcosa come 25 mila ordigni sull’intero territorio nazionale.

Un convegno

Il 4 aprile si è svolta la conferenza “Mine Action: un investimento sull’umanità”, organizzata dall’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra Onlus insieme a Campagna Italiana Contro le Mine Onlus, per celebrare la Giornata Mondiale per la promozione dell’azione contro le mine e gli ordigni bellici inesplosi. L’incontro – moderato dal giornalista Guido Barlozzetti – si è aperto con l’intervento, in rappresentanza del Governo, del Sottosegretario agli Esteri Della Vedova, che è attualmente presiedente del Comitato Nazionale per lo sminamento umanitario, il quale ha ricordato come l’Italia abbia dato completa e rapida attuazione ai trattati internazionali contro le mine antipersona e contro le bombe a grappolo, oltre ad essere un importante e apprezzato attore nel programma di sminamento umanitario nel mondo.

La testimonianza di Nicolas Marzolino

L’emozione suscitata dalla visione di questo filmato è stata poi amplificata dal racconto di Nicolas Marzolino – giovanissima vittima civili di guerra italiana – che si è soffermato sul suo percorso di vita dopo l’incidente di marzo 2013 e sulla gravità del fatto che gli ordigni bellici non perdono la loro capacità letale anche dopo tanti anni dal loro primo uso. Nicolas ha inoltre sottolineato il suo impegno al fianco dell’Associazione nelle scuole, per sensibilizzare i giovani all’educazione al rischio.

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