L’obelisco dell’Assietta: dalla penna del compianto Sirio Roberto Follis

SUSA – Il geometra Sirio Roberto Follis era stato per tutta la sua carriera professionale capo dell’ufficio tecnico e poi amministratore di Susa. Distinguendosi nei due ruoli per competenza e soprattutto per il suo grande amore per Susa e la sua storia. Classe ’40, Follis amava la cultura ed era tra i fondatori dell’Associazione Segusium. Appassionato di canto corale e soprattutto di montagna, era inoltre membro ed organizzatore delle attività del CAI di Susa. Roberto ci ha lasciato. Il suo cuore stanco si è spento e se ne è andato in punta di piedi nella mattina di domenica 18 luglio. Vigilia della commemorazione in ricordo dell’epica battaglia dell’Assietta. Organizzata dall’Associassion Festa dël Piemont al Còl ëd l’Assieta, a cui non ha mai mancato di partecipare e collaborare fattivamente. Alla consorte Bruna e la figlia Claudia, il genero e l’amatissima nipotina Miranda, il rinnovato cordoglio dei Granatieri valsusini e non solo.

Follis nella rievocazione storica del 135° di fondazione del Cai di Susa

L’ASSOCIAZIONE GRANATIERI

Ritengo possa considerarsi un privilegio e un onore aver conosciuto e frequentato una persona come Roberto, partecipe entusiasta anche alle nostre granatieresche attività, – ricorda Giancarlo Sibille, fiduciario dell’Associazione Nazionale Granatieri di Sardegna del nucleo Valsusa – ora e per sempre, con passo esperto di escursionista, percorrerà i sentieri eterni, ove riluce il valore del sacrificio dei soldati dai bianchi alamari”. Per perpetuare la figura dell’insigne storico della nostra valle, riportiamo in parte a sua firma il pregiato articolo su “Segusium-Ottobre 2004-Anno XLI-N.43”.

SU SEGUSIUM

Follis ripercorre la genesi dell’obelisco dell’Assietta. “Monumento….! Ma che cos’è davvero un monumento? La derivazione etimologica dal latino “monere” evidenzia un nesso con la funzione del ricordare. Quindi monumento innanzi tutto come memento: segno che rimane a ricordo di una persona o di un avvenimento. Normalmente è costituito da un’opera artistica di scultura o di architettura decorativa, finalizzata a perpetrare il ricordo di avvenimenti storici gloriosi ovvero per celebrare personaggi illustri. Sovente i monumenti con il trascorrere degli anni subiscono un destino ingrato, lentamente invecchiano, si degradano o peggio subiscono atti vandalici, per cui il ricordo dell’episodio svanisce nell’oblio. E’ pertanto essenziale mantenere vive le proprie radici e riaffermare l’identità personale, riconoscendosi nelle testimonianze del passato. Chi ignora le vicende storiche del luogo in cui vive, non può avvertire alcun interesse per il proprio paese”.

Follis con gli amici del cai segusino nella rievocazione storica dell'estate 2007 per il 135° della fondazione

AL COLLE

“Al Colle dell’Assietta a 2594 metri d’altitudine, sulla cresta che separa la Valle di Susa da quella del Chisone, un monumento tramanda la memoria di un episodio di grande rilievo della storia militare piemontese avvenuto il 19 luglio 1747, dove si coprirono di gloria immortale il 1° Battaglione delle Guardie e la Compagnia Granatieri del Reggimento di Casale, al comando del Conte Cacherano di Bricherasio e del Conte di S. Sebastiano. Su tale battaglia è stata prodotta un’abbondante letteratura, per cui ritengo superfluo rammentare i fatti d’arme anche per sommi capi. Lo scopo di questo ricordo è finalizzato ad una ricerca sul monumento celebrativo dell’evento storico, delle cui origini si è persa la memoria, soprattutto poiché le lapidi bronzee originarie che evocavano i motivi per cui era stato costruito, in passato furono divelte, asportate e perdute per sempre”.

L’OBELISCO

A causa di ciò, anche la ricerca di documentazione dell’obelisco non si è rivelata agevole, quasi che il monumento voglia mantenere un suo riserbo storico sulla cresta alpina ad un’altitudine alla quale di rado avvennero scontri armati qualificabili come battaglie. Mediante la consultazione dei periodici editi nell’epoca e dalle bibliografie ma soprattutto attraverso la documentazione giacente presso la Biblioteca Nazionale del CAI, è stato possibile acquisire notizie essenziali. La genesi del monumento ha avuto una storia assai tormentata. Un primo cippo, costituito da un piastrino in pietrame sormontato dallo stemma dei CAI, venne costruito in corrispondenza della famosa “butta” dove più cruenti si svolsero gli scontri.

IL MANUFATTO

Tale manufatto venne realizzato su iniziativa della sezione del CAI di Pinerolo il 21 luglio 1878, per ricordare degnamente la battaglia, come atto di riverenza ed affetto alla memoria dei valorosi, senza distinzione di nazionalità. La lapide in marmo collocata sul lato principale a sud del medesimo monumento, riportava la seguente dedica: A ricordo dei forti/ Su queste vette/Per devozione alla patria/In tempi non lieti/Della fratellanza dei popoli/Caduti/La sezione pinerolese/Del club alpino italiano/Celebrando la sua istituzione/XXI luglio MDCCCLXXVIII/Plaudenti nazionali e s stranieri/Erigeva.

IL CIPPO

Il cippo ebbe però una vita assai breve. All’inizio dell’estate dell’anno 1881 venne trovata infranta la lapide, spezzata l’aquila che teneva tra gli artigli lo stemma sociale del CAI e divelta la cassettina che all’interno del piloncino conteneva le memorie dell’inaugurazione. Tanto vandalismo inasprì gli animi; vennero aperte due inchieste, una di natura amministrativa e l’altra giudiziaria, dalle quali emerse che il deplorevole atto vandalico doveva imputarsi ad inconscia ragazzaglia che in baraonda “dal trar di un ciottolo, si lasciò attirare a sua volta alla rovina di civile lavoro su quelle selvagge balze”. Successivamente il 4 agosto 1881, la Direzione Nazionale del CAI di Pinerolo deliberò che il ricordo doveva essere ricostruito ed a qualunque costo mantenuto. Pertanto decise di formare un consorzio cui aderirono le sezioni di Susa e Torino.

IL COMITATO

Il Comitato Intersezionale tenne la sua prima adunanza il 2 marzo 1882 e prese le seguenti decisioni: Dare corso al ripristino del ricordo sul Colle dell’Assietta, mediante il concorso del CAI e di quelle società e istituzioni che intendessero associarsi; Aprire una sottoscrizione presso le sedi del CAI; Studiare le più idonee soluzioni per ripristinate il distrutto ricordo, con un’opera maggiormente durevole; Stabilire che l’inaugurazione avvenisse il 23 luglio 1882. Il primo sottoscrittore fu S.M. il Re Umberto I, quale presidente onorario del CAI. Frattanto, per concordare le modalità esecutive e localizzative del nuovo monumento, il 16 aprile 1882, dopo una lunga marcia da Fenestrelle su pendici ancora innevate, una nutrita comitiva composta dai membri del Comitato promotore e dalla Commissione Artistica all’uopo costituita, fece un sopralluogo alla testa dell’Assietta.

IL PROGETTO

In tale occasione venne scelto il sito e approvato il progetto redatto dall’ingegnere Riccardo Braida, famoso progettista e restauratore di edifici storici fra i quali si annovera il Castello ed il Borgo medievale del Valentino a Torino, realizzato nell’ambito della Esposizione Generale Italiana tenutasi nel 1884. Il progetto, tenuto conto delle difficoltà di trasporto del materiale prevedeva la costruzione di una piramide quadrangolare dagli spigoli smussati, sormontata su un’ampia base. Il materiale da impiegarsi era costituito da pietra di Malanaggio (località situata in Val Chisone nei pressi di Fenestrelle) lavorata a martellina grossolana e fine negli spigoli. Per obiettive difficoltà di trasporto, la pietra doveva essere suddivisa in 120 blocchi. Alla sommità della piramide era prevista la posa dello stemma sociale del CAI e sulla facciata anteriore, una lapide recante la medesima epigrafe del cippo costruito nel 1878.

IL TESTO

Sul retro era prevista una seconda lapide recante la notizia dell’avvenuto ripristino, secondo il seguente testo: Auspice/Umberto I° Re d’Italia/Presidente onorario del Club Alpino Italiano/Il nobile e generoso proposito/Della sezione di Pinerolo/Riconfermavano/Con questo piu’ solenne ricordo/ Gli Italiani. La prima lapide era sormontata da una corona di fronde di quercia attorno alla data MDCCXLVII, cioè l’anno della memorabile battaglia. La seconda lapide era parimenti sormontata da una corona d’alloro con la data MDCCCLXXXII, riferita all’anno del ripristino. L’emblema sociale, le due lapidi e le corone, erano previste in fusione bronzea su modello dello scultore Davide Calandra che, al pari del progettista, fornì le proprie prestazioni di studio e di lavoro, con squisita e generosa cortesia.

IL MINISTRO DELLA GUERRA

Per concessione di S.E. il Ministro della Guerra, le parti in bronzo vennero fuse nella Regia Fonderia di Torino, nel mentre l’opera edile fu affidata all’impresario di costruzioni alpine-militari sig. Giuseppe Maggia. Nel rigoroso rispetto dei tempi previsti, con il seguente avviso, venne comunicata la data dello scoprimento dell’obelisco all’Assietta: “L’inaugurazione del nuovo ricordo che gli italiani, auspice Re Umberto I, pongono per iniziativa delle sezioni dei CAI di Susa, Torino e Pinerolo strette in consorzio, a solenne memoranda e pio tributo di onore verso i forti caduti tra le schiere sardo-austriache e franco-ispane nella battaglia del 19.07.1747, è fissata per il 23 luglio 1882 con il seguente programma: 23 luglio Ore 11 inaugurazione del nuovo ricordo; Ore 12,30 pranzo sociale nell’accampamento posto nel vallone dei morti; Ore 15 scioglimento del convegno. Il 23 luglio 1882 ebbe luogo con sommo decoro e con concorde sentimento di nobili e generosi affetti, il solenne ripristino del ricordo ai valorosi caduti strenuamente pugnando nelle schiere sardo-austriache e franco-ispane nei gioghi dell’Assietta”.

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