La montagna e i territori nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: le proposte di Uncem

ROMA – La montagna e i territori nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: le proposte di Uncem per il Next Generation EU. Riportiamo i punti fondamentali per chi non ha tempo di leggere tutto il dossier Uncem. Dossier presentato da Uncem lo scorso 21 marzo e che riporta la strategia per unire i territori e rafforzare la coesione nel piano di ripresa e resilienza. Costruire un Piano Nazionale Ripresa e Resilienza vuol dire incrociare le sfide poste dall’emergenza climatica e della pandemia. Oltre che dalla crisi economica nella quale versa il nostro Paese da almeno dieci anni. Vuol dire investire con una strategia per superare le sperequazioni territoriali. Che non sono solo nel Paese nord-sud, ma anche nei territori urbani-territori rurali e montani. Ridurre queste sperequazioni è indispensabile per ridurre le disuguaglianze, che la pandemia ha accresciuto, nel quadro della lotta ai cambiamenti climatici che è fondamentale anche nei territori montani. Territori in transizione, che devono crescere in un nuovo patto tra zone rurali, montane, interne e urbane, in una transizione ecologica e digitale.

I PUNTI CARDINE

  • Strategia per la Montagna e le aree interne. Occorre nel PNRR dare corpo a una nuova Strategia per le aree montane e interne, superando le logiche di territori pilota. E individuando una precisa riserva per questi territori in tutte le Missioni e Componenti del Piano.
  • Green Communities. Comunità intelligenti e verdi nelle aree montane. Le Green Communities sono già previste da una legge, la 221/2015. Occorre concretizzarle, aiutando i territori, gli ambiti territoriali omogenei a lavorare insieme.
  • Filiere agricole e forestali. Valorizzare oltre 12 milioni di ettari di bosco vuoi dire dare forza e senso produttivo e protettivo al nostro grande bacino green. Con filiere agricole e forestali moderne e orientate all’innovazione.
  • Borghi vivi e turismo. Uncem ha aperto nel 2017 con molte Regioni un percorso di valorizzazione dei borghi e dei villaggi che ha fatto scuola in Italia. Un patrimonio architettonico che diventa luogo dove vivere, abitare, fare impresa. Anche destinazione turistica di qualità.
  • Innovazione e digitalizzazione. La banda ultralarga deve arrivare a tutti e senza perdere ulteriore tempo. Il digital divide deve essere sconfitto con investimenti anche sulle linee telefoniche mobili, con tralicci e ripetitori anche per la TV. Non senza nuovi sistemi di dialogo e interazione nella PA.
  • Manutenzione e cura. Non solo nuove infrastrutture, viarie e ferroviarie in particolare. Il PNRR deve puntare sulla manutenzione, sulla cura, sulla prevenzione e sulla cucitura. Prevenzione del dissesto idrogeologico in particolare. Manutenzione della viabilità locale e provinciale, fondamentale per i territori.
  • Riforme e riorganizzazione. Quali riforme? Del fisco, del catasto (collegata alla riorganizzazione e ricomposizione fondiaria), della Pubblica Amministrazione e degli Enti Locali. Occorre rafforzare le capacità degli Enti di lavorare insieme, grazie a un Patto tra aree urbane e montane.
  • Scuole e formazione. Le scuole nei Comuni sono indispensabili. Formazione al primo posto, con nuovi edifici e nuovi modelli di Insegnamento.Scuole di valle, ITS e convitti alpini danno ai paesi la capacità di trattenere i giovani anche grazie a nuovi mestieri e al rafforzamento delle competenze.
  • Trasporti e infrastrutture. Riattiviamo le ferrovie dismesse, puntiamo su un trasporto pubblico che non lasci indietro nessuno. Attiviamo un trasporto a chiamata semplice da usare e funzionale. La manutenzione delle infrastrutture, ponti, strade, gallerie, è indispensabile per unire i territori.
  • Sanità, assistenza e cura. Potenziare la sanità territoriale vuol dire “farmacie dei servizi, ospedali di comunità, “infermieri di comunità, nuovo welfare per le cronicità, piani di cura nei quali telemedicina e teleassistenza sono decisivi per giovani, famiglie e over 75.

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