La montagna contro il lupo: cresce la tensione per l’eccessiva diffusione del predatore, nasce “No Lupo”

TORINO – Giornalisti a scuola di lupo, ma crescono le tensioni per l’eccessiva diffusione del predatore. È stato presentato in questi giorni dalla Città Metropolitana e dai Parchi Alpi Cozie e Alpi Marittime un corso di formazione ed aggiornamento on line dedicato ai giornalisti. L’iniziativa si propone di migliorare l’informazione sullo stato di conservazione e di diffusione del lupo sulle Alpi. Un argomento che fa notizia e che per questo finisce spesso al centro delle cronache mediatiche. Nelle quattro ore di corso, suddivise in due giornate verranno date indicazioni sulla biologia e sull’etologia del lupo. Inoltre si  parlerà della distribuzione dei branchi, dei rischi crescenti di ibridazione con il cane. Poi della gestione delle fake news che a volte vengono fatte circolare. Dei pericoli che corrono gli animali domestici e i loro allevatori, delle preoccupazioni che attraversano crescenti  settori dell’opinione pubblica. Dai sindaci agli allevatori, fino agli operatori del turismo escursionistico in particolare nelle aree di maggiore diffusione. Infine verrà illustrato lo stato dell’arte del piano nazionale di gestione della specie, la cui approvazione è attesa da anni.

IL PROGETTO LIFE WOLFALPS EU

L’iniziativa si colloca nel più ampio contesto delle azioni di  comunicazione previste nel progetto Life Wolfalps EU. Questo progetto dedica molti sforzi alla comunicazione. E, grazie alla notevole disponibilità di risorse economiche a tal fine dedicate, può disporre di una nutrita squadra di comunicatori professionisti. Una circostanza che consente di promuovere gli obiettivi del progetto Life Wolfalps in numerosi contesti. Dalle scuole dell’obbligo a quelle superiori, dal mondo dei media all’associazionismo. Un sistema non esente da critiche rese pubbliche anche recentemente da amministratori locali. Critiche incentrate sui rischi di una manipolazione del sistema, accusato di non essere equilibrato e di promuovere azioni di conservazione e di tutela. Ma senza considerare né diffondere adeguatamente la consapevolezza per l’impatto negativo del predatore sulle attività economiche alpine.

CRESCONO LE TENSIONI

Le azioni di comunicazione pubblica che promuovono il progetto sono crescenti nel tempo. Anche perché del pari crescono anche le azioni di coloro che ritengono questo progetto costoso ed inefficace. Infatti, nonostante proprio con la prima edizione del Life Wolfalps si lavori da anni sull’obiettivo di migliorare la pacifica convivenza fra attività pastorali e predatori, oggi le predazioni sono in crescita esponenziale. Le tensioni con il mondo pastorale sono divenute quotidiane e sempre più forti. Alla protesta degli allevatori si sono affiancati numerosi rappresentanti delle istituzioni del territorio (es. sindaci, presidenti di provincia e di aree protette), operatori del turismo alpino. Nonché parti consistenti della stessa popolazione che vive nelle fasce medio alte delle valli.

GLI ALLEVATORI

Molti allevatori hanno sperimentato sulla loro pelle che le azioni di prevenzione e di convivenza proposte da quelli che si definiscono esperti. Essenzialmente costituite dalla posa di recinzioni mobili e da cani da guardiania che nel tempo non sono efficaci nonostante l’enorme lavoro aggiuntivo che comportano. Lo spirito e di adattamento e l’intelligenza dei lupi nello spaventare le greggi o le mandrie fa sì che siano proprio queste, nella concitazione degli attacchi, a sfondare le reti. Peraltro comunque facilmente superate dal predatore. Mentre i cani da guardiania costituiscono un notevole rischio per escursionisti o ciclisti che si avvicinassero troppo al gregge, con frequenti episodi di aggressione con le conseguenze del caso. Ma i danni non sono solo costituiti dal numero di capi predati o dal peggioramento della qualità di una vita lavorativa in costante tensione. Gran parte degli allevatori sostengono che mancherà il ricambio generazionale. Nel senso che i loro figli non si sognano più, come accadeva in passato, neppure lontanamente di proseguire un’attività famigliare piena di insidie, che richiede enorme impegno e con reddito non proporzionato. E per la salvaguardia e la cura del  territorio montano sarà un vero dramma.

UNA NOVITÀ: L’AGGREGAZIONE DEL FRONTE “NO AL LUPO”

Mentre finora l’aggregazione di persone e di associazioni era presente prevalentemente nel mondo dell’associazionismo ambientalista nel promuovere azioni di tutela del predatore, da qualche tempo si sono attivate ed aggregate sempre più le associazioni agricole e pastorali. Sono stati creati numerosi gruppi Whatsapp con centinaia di partecipanti fra gli allevatori. Persone che non perseguono l’abbattimento o l’eradicazione della specie. Ma che promuovono piani di gestione ed azioni di contenimento di una specie ritenuta in rapida espansione ed ormai  fuori controllo. Quanto soprastante il fatto che non sussiste più alcun rischio di estinzione del lupo, semmai nel tempo esiste il rischio di estinzione della pastorizia alpina.

LE PROTESTE AL GIRO D’ITALIA

Non a caso l’aggregazione degli allevatori inizia a produrre le prime evidenti azioni di insofferenza pubblica contro la strenua difesa a tutti i costi del predatore e gli onerosi progetti che lo sostengono. Sabato scorso numerosi striscioni e cartelli sul tema “Salviamo le alpi dall’invasione del lupo” oppure “Fuori il lupo dai pascoli alpini” sono stati collocati nelle strade coinvolte nel passaggio del giro d’Italia dalle aree del Verbano, Ossolano, valle Strona, Cannobio. Fino alle aree di Mesocco sopra Bellinzona nel Ticino, Cantone dei Grigioni. Ciò per sensibilizzare le istituzioni pubbliche, dal Ministero alle Regioni, nell’iniziare ad occuparsi seriamente del problema lupo ritenuto ormai non più sostenibile in assenza di  di una gestione seria e responsabile.

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