La faina è un abile predatore al crepuscolo e di notte

La Faina Blu Edizioni

La faina (Martes foina) è un mustelide dal corpo cilindrico allungato, con i maschi un po’ più grandi delle femmine. Ha la coda lunga circa quanto la metà del corpo. La pelliccia, bruna in estate e tendente al grigiastro in inverno, presenta i peli bicolori, grigio chiari verso l’attaccatura e più scuri distalmente, mentre il sottopelo è grigio-biancastro. Nel mantello è evidente l’ampia macchia bianca, che si estende dalla gola fin sugli arti anteriori ed è spesso divisa in due lobi. Con l’età la macchia golare può virare verso tonalità giallastre. La regione nasale è più chiara rispetto al resto del muso. Estremamente adattabile, la faina frequenta un’ampia varietà di ambienti, passando dalle zone boscate a quelle rurali, ai centri abitati. Sembra evitare soltanto le aree aperte. Negli ambiti rurali è nota per l’abitudine di trovare rifugio in fienili, ruderi, cantine, sottotetti e di visitare pollai poco protetti. La faina è infatti un abile predatore, che caccia attivamente uccelli e mammiferi (soprattutto topi). Anche se la principale componente della sua dieta, nei periodi di disponibilità, è la frutta. Rientrano inoltre nell’alimentazione insetti, uova e rifiuti. Mostra un’attività prevalentemente notturna e crepuscolare, trascorrendo le ore diurne nei numerosi rifugi presenti all’interno del suo territorio: oltre a ripari in edifici, posti in punti elevati e con accessi molto stretti, utilizza cavità nel terreno o in pareti rocciose.

LA FAINA MODIFICA I SUOI RITMI DI ATTIVITÀ IN BASE A QUELLI DEGLI UOMINI

La faina può arrivare a sfruttare come rifugio il vano motore di auto lasciate in sosta a lungo, arrecando danni per l’abitudine di rosicchiare le parti in plastica e gomma. Questo comportamento, registrato anche in zone alpine, è dovuto forse alla sua vivacità nell’esplorazione del territorio, per la quale utilizza anche la masticazione. A causa delle abitudini simili, la faina può entrare in competizione, oltre che con la volpe, con la martora. Questa risulta però meno plastica e opportunista, soprattutto nei confronti del disturbo antropico. La capacità di adattamento della faina è tale che riesce a modificare i suoi ritmi di attività in base a quelli degli uomini. Tanto che in un villaggio tedesco è stato osservato come l’inizio dell’attività notturna del popolamento di faine coincidesse con la chiusura dei locali pubblici. Specie solitaria e rigidamente territoriale, presenta uno stretto legame di coppia. A differenza di altri mustelidi, il maschio può partecipare alla cura dei piccoli. Gli accoppiamenti avvengono tra giugno e agosto. Ma, a causa dell’impianto ritardato dell’embrione (dopo 8-9 mesi dalla fecondazione), le nascite, in media di 2-3 piccoli, avvengono tra marzo e aprile.

Tratto dal libro “I mammiferi delle Alpi“, di Laura Canalis. Blu Edizioni, Torino.