Il fungo Porcino della Val Sangone nobile brand identitario di un territorio

Convegno 30 novembre

VAL SANGONE – Il fungo Porcino della Val Sangone nobile brand identitario di un territorio.

IL FUNGO PORCINO IN VALSANGONE

Un approccio sistemico per scommettere davvero su un’eccellenza, il fungo porcino, in modo da divenire marchio riconoscibile e riconosciuto, assumendo così il ruolo di icona della Val Sangone, un tratto identitario forte certamente non destinato a fare da fondale irrilevante a eventi seriali od omologanti. In aggiunta, il simbolo di una specificità territoriale intorno al quale fare rete, scommettendo sul sinergico mettersi in movimento della comunità in tutte le sue articolazioni: Enti, Associazioni, Imprese, mondo della Scuola e della Cultura: ecco le ragioni di fondo del riportare in campo il progetto di rendere Giaveno e la Val Sangone il Presidio mondiale del fungo, rilanciato con un significativo convegno giovedì scorso all’interno degli spazi della Certosa 1515, presso la frazione Mortera di Avigliana. Una sfida glocale, che va giocata, citando le parole di Enrico Maria Rosso, Presidente dell’associazione che si propone di fare da facilitatrice dell’ambizioso progetto-processo, “superando steccati e campanilismi, radunandosi intorno a un sogno che mobiliti e apra prospettive di futuro inedite, sebbene nel solco della miglior tradizione. Per questo abbiamo voluto darci questo appuntamento in un luogo di sosta e di pensiero come la Certosa, sulla via che conduce alla Sacra di San Michele, monumento simbolo della Regione Piemonte”. Una sfida che richiede di sviluppare network tanto nella dimensione comunitaria quanto su scala più ampia, perché quella che il segretario dell’associazione Marco Corrini definisce “una rilevante risorsa latente per lo sviluppo non solo territoriale” possa davvero sviluppare tutte le sue potenzialità.

IL LAVORO

Il punto di partenza è stato il riconoscimento del principio di sostenibilità nello sviluppo del territorio, un’attenzione che non frena ma che può, al contrario, aprire nuove strade, come ha posto in rilievo Francesca Demichelis (Ingegnere ambientale e ricercatrice Re Soil Foundation presso il Politecnico di Torino). Ci si è poi soffermati sulle buone pratiche esperite in altri territori insieme a Mauro Carbone, Direttore del Centro Nazionale Studi Tartufo. Il coinvolgimento del Maestro Antonio Nunziante, che ha realizzato un’opera iperrealista incentrata sul fungo evidenziando la propria adesione al progetto, è, inoltre, una garanzia – considerata la caratura dell’Artista – che si intende guardare all’orizzonte globale. Il superamento delle divisioni di un tempo, che tendevano a distinguere tra centro e periferia, tra le terre della piana e le aree montane, ha costituito il tema centrale degli interventi di tre voci autorevoli del mondo dell’Impresa: Fabio Calorio (Markething Manager Pininfarina), Alberto Mangiantini (Ceo Gelati Pepino 1884) e l’architetto Fabrizio Fragomeli (particolarmente attento alla valorizzazione dei borghi e delle terre alte). Tutto questo, stando alle parole di Stefania Merlo di Bluvacanze e Presidente dell’Associazione Valsangone Turismo, “deve essere visto e vissuto agendo per un turismo quale attività economica di spicco e sapendo collocare sul mercato un’offerta pensata e peculiare”. Guardare al futuro comporta anche “un investimento reale in un’educazione che stimoli la curiosità verso la nostra storia e i nostri luoghi, favorendo il protagonismo delle giovani generazioni”, come ha aggiunto Daniela Mesiti (dirigente scolastica dell’Istituto Maria Ausiliatrice a Giaveno).

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