I Paracadutisti della Valsusa piangono Giorgio Manassero, l’ultimo saluto dei suoi “ragazzi” a maggio

giorgio manassero

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CONDOVE – Giorgio Manassero, il paracadustica della Valsusa, è morto in una bella giornata di sole con il cielo aperto, l’ideale per scendere con il paracadute. Non stava bene da mesi ma ha affrontato, come suo stile, la malattia con dignità. Manca così una figura importante per l’Associazione Nazionale Paracadutisti d’Italia del nucleo Valsusa che da alcuni anni aveva composto con l’amico Claudio Vielmi. Un gruppo saldo sui principi, coeso, determinato nel ricordo e nell’esprimere i valori di una società ordinata, volontaristica e benefica verso il prossimo. Di Manassero si era già sentita la mancanza durante la Santa Messa celebrata per ricordare Giuseppe Leccese lo scorso maggio. Era Giorgio a salire sul pulpito e a recitare la preghiera del Paracadutista a braccio. Ne scandiva le parole, perché sue. A Giorgio Manassero si deve anche l’impegno, e in parte le sostanze, dell’erezione del monumento che ricorda i parà a Susa. Quella dell’inaugurazione fu una giornata di festa e per lui il lasciare alla future generazioni un segno.

I PARÀ

Quella per l’Unità dei Parà fu un amore mai interrotto dopo la naja. Il suo ultimo lancio dall’aereo, a 74 anni, fu lo scorso anno. Mancherà il suo basco verde, non cremisi come le giovani generazioni, mancherà il suo sorriso bonario sotto i baffoni bianchi. “Giorgio per noi è sempre stato un esempio oltre l’associazione nella vita. Ci sapeva trasmettere coraggio e determinazione per le grandi e piccole questioni che la vita riservano a tutti. Giorgio ci mancherà tanto ma sapremo ricordalo sempre perché in tutti noi ha lasciato un piccolo o grande ricordo, un’emozione una sguardo prima di buttarci giù dall’areo”. Spiega il fiduciario Vilemi con la voce rotta dal dolore. Per i “ragazzi” adesso lo sguardo in cielo sarà diverso, da oggi Giorgio Manassero, è lassù tra le nuvole ma il suo paracadute non deve più aprirsi. Rimane a protezione di quanti l’anno amato e ammirato, oggi il grido “Folgore” risuona tre volte.

giorgio manassero

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