Da Avigliana alla Val Varaita: gita al Monte Rubbio

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AVIGLIANA – Da Avigliana alla Val Varaita: gita al Monte Rubbio. Non occorre a volte salire fin oltre i 3000 metri per trovare cime così belle per le fattezze estetiche e i piacevoli itinerari di salita che conducono alla cima. Esempio perfetto di quanto significato è il Monte Rubbio che spicca già dal paese di San Damiano Macra, punto di partenza. Sulla cima alpinistica che sporge sul vuoto vi è una targhetta in legno che riporta il nome “Monte Robbio”, dovuto, si presume, al dialetto locale. Giungendo a San Damiano dalla strada provinciale lo si vede spiccare in alto sul lato destro della vallata e attira subito l’attenzione dell’escursionista avido di cime inconsuete da salire. I compagni di salita che mi hanno accompagnato in quest’avventura emozionale e che ringrazio sono: Giampiero Salomone (accompagnatore titolato del CAI) e i suoi amici: Ettore Perticaro, Alessandra Tapra, Cristiana Vercellino e Domenico Palmerini.

RELAZIONE

Difficoltà: facile la cima tradizionale, Media difficoltà espostissima. Corda fissa e scalini per salita facilitata la cima alpinistica sporgente nel vuoto. Accesso: Carignano, Busca, Dronero, San Damiano Macra, (m 743) seguendo poi la statale in direzione di Acceglio fino alla grande curva alla periferia dell’abitato. Prima del ponte (di fronte alla panetteria) si imbocca una stradina asfaltata sulla destra che sale alla borgata Rio, posta su un costone a monte della statale. Alla borgata termina l’asfalto e si lascia l’auto. Salita alla vetta: si procede a piedi sulla sterrata per Grangette (m 920), prendere poi sulla destra un sentierino e si sale ancora, con gli ultimi due tornanti nel bosco, alla radura sovrastante le grange Rubbio (m 1292, ove termina e dove questa inizia la discesa finale verso la borgata di Rubbio Superiore (1295 m), svoltare allora a destra sulla radura (segni gialli su una pietra). Poi continuare a salire per un tratto in una radura a pascolo.

LA SALITA

Dopo aver superato una breve pietraia e, in seguito, un tratto roccioso, alcuni zig-zag ci trasferiscono su una sella. Svoltare a sinistra portandoci ai ripidissimi pendii finali che conducono sulla cresta tra le due cime. Da notare che l’ultimo segno bianco – rosso del CAI l’abbiamo incontrato dove io sono stato portato in jeep (e cioè a destra di Rubbio superiore), per permettermi da invalido di tentare l’ascesa alla vetta. Dalla cresta svoltando ora verso sinistra, in leggera discesa arriviamo al cippo in pietra della vetta tradizionale (1590 m). Per raggiungere la cima alpinistica (chicca finale) e la susseguente croce con libro di vetta (1548 m), h 3 dalla Borgata Rio, occorre scendere a un intaglio che giustifica la perdita dei 42 m di quota, per raggiungere il quale (se cosparso in ottobre di foglie secche) che sporge sul vuoto, è meglio assicurarsi con uno spezzone di corda (tanto più nel mio caso che ho i movimenti bloccati da parkinsonismo e cedimento della colonna vertebrale, motivo per il quale per me è stata una duplice vittoria con Giampiero Salomone.

CON GLI AMICI

amico sempre pronto a non lasciarmi cedere al male, che legato alla sua corda mi ha condotto in vetta in 30 minuti dalla cima tradizionale con tutte le manovre necessarie ad assicurarmi la salita, tanto che rilancio un appello ai “diversamente abili” perché questa montagna si presta magistralmente a vincere i limiti imposti dalla disabilità). Scesi all’intaglio, l’ultimo tratto è protetto da una fune in acciaio con scalini metallici dipinti in verde. E’ anche presente, dall’estate 2018, un libro di vetta con una bellissima croce in ferro e una targa in legno col nome locale della cima, come precedentemente asserito.

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