CONDOVE – Arrivati alla 31ĀŖ edizione della Fiera della Toma di Condove ĆØ “gustoso” rileggerne la storia.Ā Siamo sulla fine degli anni Ottanta e il gruppo dirigente della Pro Loco, sullāonda dāiniziative simili nate in Piemonte, pensĆ² di organizzare una piccola fiera di prodotti tipici della zona. Pensarono alla montagna e al suo prodotto piĆ¹ apprezzato e conosciuto: la toma. Per il gruppo, guidato dal presidente Domenico Vergnano, fu un periodo intenso su e giĆ¹ per le frazioni alla ricerca delle adesioni da parte dei margari che si sarebbero dovuti mettere in mostra. I riscontri che Secondino Listello, infaticabile promotore della Fiera, trovĆ² non furono numerosi ma si decise comunque di partire con un piccolo gruppo. Poi, questa era la convinzione degli organizzatori, sarebbero sicuramente cresciuti. Si arrivĆ² cosƬ allāestate del 1987 tutto era da organizzare ma una ferrea volontĆ di realizzare in paese lāincontro eno-gastronomico spinse la Pro Loco a cercare le autorizzazioni, lāavvallo degli Enti e lāadesione delle altre associazioni del paese.
AL MERCATO
Fu deciso di esporre i prodotti sotto il mercato coperto la prima domenica di ottobre. Lāadesione dellāamministrazione, subito molto fredda per questioni legate ai permessi igienicosanitari. Poi arrivĆ² man mano che la Pro Loco, testardamente, si prodigĆ² perchĆ© la Fiera prendesse avvio. Era una domenica fredda, con molto sole, e i banchi sotto lāala accolsero dieci produttori condovesi di Toma. Non molti se si pensa che in quegli anni le aziende presenti sulla nostra montagna fossero ben ventinove con piĆ¹ di mille capi al pascolo. Un produttore, affatto convinto dellāiniziativa, portĆ² solo cinque forme di formaggio e a metĆ mattinata dovette correre in montagna per poterne poi venderne altre. Altri tempi.
UNA SVOLTA PER IL COMMERCIO LOCALE
Il commercio del prodotto era di nicchia e la maggior parte della produzione era ceduta a grandi distributori e a poco prezzo. Lāidea di far conosce i produttori locali ebbe successo e lāanno successivo, con lāappoggio della Regione, della Provincia, della ComunitĆ Montana e della Coldiretti, potĆ© prendere avvio quella che fu intitolata ā1ĀŖ Fiera della Toma della Valsusaā. Quella dellāanno precedente, di soli produttori condovesi, ĆØ ricordata come una āprimaā sperimentale. Lāesposizione fu spostata nella piazza centrale e i produttori presero posto nelle casette rosse, divenute col tempo simbolo dellāesposizione. Le strutture espositive di quellāanno furono diciassette e costate quattro milioni e mezzo di lire furono realizzate da un falegname di Caprie. Al centro della piazza fu sistemata una grande carta geografica della montagna condovese con lāindicazione della posizione della margarie. Furono stampate carte tascabili con lāintento di condurre i consumatori a orientarsi alla ricerca del formaggio condovese nei giorni successivi alla Fiera. Da quellāanno bisogna segnalare la presenza di produttori di Toma della Val Sangone.
IL GRUPPO FOLK
Dalla prima edizione il neonato gruppo Folkloristico accompagnĆ² con musiche e danze tutte le edizioni successive per fortificare il connubio cultura-mercato dei prodotti. La seconda edizione, quella del 1990, vide comparire a fianco degli espositori della Fiera della Toma a Condove anche artigiani e altri produttori locali, sempre con molta attenzione sulla merce in esposizione affinchĆ© lo spirito di localismo non andasse perdendosi. Parteciparono quellāanno il gruppo “Artigiani in piazza”. Primo nel suo genere in Italia, con l’intento di far riscoprire il lavoro artigiano, una sorta di arte che per secoli ha rappresentato uno sbocco economico ragguardevole. Furono sei i componenti, le anime del gruppo. La lavorazione del cuoio, le tecniche di pittura, vetro, rame, pietre dure, metallo, gli impagliatori di sedie e gli artigiani del legno.
DUE GIORNI
La Fiera della Toma a Condove si sviluppava in due giorni, sabato e domenica, e prendeva spazio in Piazza Martiri e in Via Battisti. A metĆ anni Novanta lāorganizzazione della Fiera ebbe una sosta dovuta allāespandersi della brucellosi. La malattia investƬ il versante montano e oltre a provocare lāabbattimento di moltissimo bestiame inibƬ la produzione di prodotti caseari. Passato lāallarme sanitario, con molta fatica, la Fiera riprese vita. Lāambiente montano era notevolmente cambiato, rispetto al decennio precedente, diminuirono i margari in attivitĆ e la produzione di Toma. Alle attivitĆ artigianali si affiancarono altri produttori e lāappuntamento condovese, cambiati i tempi, perse lāanima piĆ¹ intima della montagna e assunse una veste piĆ¹ popolare e generica.
GLI OSPITI
In questi anni la Fiera, per ritagliarsi un ruolo regionale, vide la partecipazione di ospiti molto conosciuti. Intervennero il giornalista Bruno Gambarotta, il cantante Bruno Lauzi, lāeconomista e scrittore Paolo Massobrio e la grande e conosciuta cuoca Suor Germana. Nel nuovo secolo due eventi hanno preso avvio nel contesto della Fiera. Presso piazza Bugnone ĆØ organizzato il āCantun dāla patata d’ Moceā, esposizione del tubero della frazione di Mocchie. In Piazza Vittorio Veneto il mercatino dellāusato. Negli anni la manifestazione sempre piĆ¹ frequentata ha avuto lāapporto indispensabile delle associazioni di volontariato che grazie al loro lavoro permettono la buona riuscita della manifestazione. Oggi la Fiera segue da un lato la tradizione, proponendo il piĆ¹ possibile i prodotti di una volta, dallāaltra segue i nuovi canali comunicativi affinchĆ© il pubblico presente oggi segua anche domani la Fiera. La manifestazione si articola in due settimane con iniziative culturali, concerti, attivitĆ sportive e sociali. La gestione ĆØ oggi in mano allāamministrazione comunale che ha preso in carico il lavoro lasciato da altri e prosegue la ventennale ricerca e promozione del territorio montano condovese.
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