S.ANTONINO – I circoli del Partito Democratico di Condove e di Sant’Antonino si sono uniti e hanno dato vita ad un circolo soggetto, con l’obiettivo di rivitalizzare l’azione sui territori. Dai valsusini è stata raccolta l’indicazione della Federazione Provinciale che da tempo spinge affinché il partito si organizzi per aree omogenee piuttosto che per comuni, indicazione che in questa tornata di congressi si sta concretizzando in diverse aree della Provincia. Cambio alla guida del circolo PD unito. A Sant’Antonino dopo un lungo periodo di attività lascia Claudio Ferrentino così come a Condove dove la stessa scelta è stata fatta da Jacopo Suppo.
Segretario è Giulia Salani adesso alla guida del circolo del partito di Renzi che si è rinnovato, sempre sulla linea verde, con l’elezione della consigliera comunale di maggioranza di Sant’Antonino.
I commenti dei due ex segretari
Claudio Ferrentino: “Ho concluso un percorso forse troppo lungo come segretario di circolo a Sant’Antonino di Susa. C’erano ancora i Democratici di Sinistra ed ero un ragazzino manco maggiorenne. Decine di banchetti, diverse iniziative, tutte le primarie. Voglio ringraziare di cuore il compagno di viaggio Jacopo, il tesoriere e renzianissimo Enzo, il babbo, la mia sindaca preferita Susanna e la roccia Walter. Un grande in bocca al lupo a Giulia per la difficile sfida che l’attende. L’unico rammarico è che si poteva e doveva fare meglio e di più, soprattutto negli ultimi anni, ma le sfide della vita sono cambiate“.
Jacopo Suppo: “Una scelta sì personale, dettata dai tanti impegni amministrativi e familiari, ma anche politica. Il PD resta l’ultima (e unica) vera infrastruttura democratica del Paese. Nonostante il calo degli iscritti, nonostante le tensioni e a questa nostra vocazione all’autocritica che spesso sfocia nel masochismo. Nonostante noi stessi, verrebbe da dire, siamo una comunità che ancora ha il piacere di trovarsi, di organizzare incontri e dibattiti, le feste de l’unità e di mobilitarsi su campagne specifiche. Percepisco però sempre meno la volontà di investire nella costruzione di un luogo che sia davvero “di tutti”, preferendo un’impostazione più vicina a quella di un comitato elettorale la cui attività viene scandita dagli appuntamenti elettorali e la cui attività di costruzione di posizioni politiche sui singoli temi si ha l’impressione che venga organizzata sulla base dell’azione di governo o, peggio ancora, dei sondaggi e di un ipotetico “sentire comune”. È proprio in questa situazione, a mio avviso, che si debbano ricercare le debolezze del PD. E non è un caso quindi che in questi anni mi sia trovato sempre “in minoranza”, lavorando (non sperando…) per un cambio di passo che se su alcuni temi si è visto, su altri stenta ad emergere”.