Chiomonte: tutti a Teatro per “La Berta an-namorà”, commedia in piemontese

chiomonte Teatro Cà nostra

CHIOMONTE – Chiomonte: tutti a Teatro per “La Berta an-namorà”, commedia in piemontese. Continua la ricca stagione al Teatro di Chiomonte. Dopo il successo di “Se te lo dico non ci credi“, il comune in collaborazione con l’associazione Chiomonte ImprenD’Oc. Oganizzano sabato 30 giugno alle ore 21 una serata di teatro dialettale presso il rinnovato teatro Cà nostra. In scena il gruppo teatro Ij Farfoj con “La Berta an-namorà“. Commedia brillante in tre atti in lingua piemontese di Adriana Quaranta per la regia di Gian Paolo Marino. Tre zitelle a caccia di un marito, un vedovo libertino. Una scaltra domestica pronta a tutto per arrivare all’altare, sono gli ingredienti di una commedia che promette risate.

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IL TEATRO

L’appuntamento è dunque presso il teatro parrocchiale “Ca’ nostra” a Chiomonte in Via Giaglione 3. Per raggiungere la struttura si può parcheggiare l’auto nelle piazze: Balp de Roche Brune (Municipio), della Chiesa, Colombano Romean, via Assietta, D’Orlier, giardini “G.A.Levis”, San Rocco. Per informazioni: 347.4344586, 320.4292768, pagina facebook.

COMMEDIA IN PIEMONTESE

Per teatro dialettale si intende la produzione drammaturgica e commediografa nazionale che, piuttosto che esprimersi nella lingua ufficiale del paese d’appartenenza, lo fa tramite l’utilizzo dei dialetti o delle lingue di minore diffusione. L’evoluzione del teatro dialettale in paesi come l’Italia è difficilmente ricostruibile a causa dell’enorme varietà linguistica del paese: nonostante questo, è bene ricordare come il teatro dialettale venga spesso assimilato al teatro nazionale, infrangendo quindi la divisione che caratterizza il teatro nazionale come espressione del popolo tramite il proprio idioma. Il teatro dialettale venne conosciuto ed apprezzato con il diffondersi del teatro popolare a carattere regionale. Dopo il lungo periodo barocco – che preferiva l’iperbolico – il teatro trasportava il pubblico in un contesto reale, mai valorizzato prima di allora, con dialoghi dialettali. Il riformista Goldoni faceva così dialogare i personaggi in veneziano e, abbandonando anche le maschere, rendeva le commedie più buffe e reali. Pietro Antonio Caraccioloscriveva le sue opere in napoletano, Giuseppe Bevilacqua in veneto e Giovanni Meli in siciliano. A questo si è aggiunto il teatro dialettale moderno creato da Eduardo Scarpetta.