Casa Cantoniera di Oulx: il messaggio dei centri sociali dopo lo sgombero

OULX – Casa Cantoniera di Oulx: il messaggio dei centri sociali dopo lo sgombero. Sulla loro pagina Facebook scrivono. “Il testo seguente rappresenta un tentativo, da parte di alcune persone che erano coinvolte nella Casa Cantoniera Occupata, di analizzare lo sgombero del nostro spazio e di riflettere sugli ultimi anni della nostra presenza da questo lato del confine. Ora piĆ¹ che mai, vogliamo invitare tutti a venire in frontiera per dimostrare che lo sgombero dei nostri spazi, la repressione delle persone di passaggio e dei solidali, non arresteranno la nostra volontĆ  di resistenza. Stiamo provando a riunirci e riorganizzare la presenza sul confine. Non sappiamo ancora che forma prenderĆ  ciĆ² che intendiamo fare, poichĆ© dipende dagli eventi dei prossimi giorni e settimane. Se siete interessati e volete rimanere aggiornati, scrivete un’e-mail a chezjesoulx@riseup.net.

IL 23 MARZO

La mattina presto del 23 marzo, la polizia, insieme a vigili del fuoco e ad alcune ONG, hanno sgomberato la Casa Cantoniera occupata a Oulx. I 13 compagni che erano presenti nella casa durante lo sgombero sono stati accusati di occupazione. Mentre oltre 60 persone di passaggio sono state sottoposte a test forzati per il coronavirus, identificate, prese le impronte digitali, e poi trasportate in diverse strutture. Il modo in cui questo sgombero ĆØ stato eseguito dimostra ancora una volta tutte le contraddizioni della politica migratoria europea. La repressione della libera circolazione ĆØ possibile solo con la complicitĆ  delle istituzioni cosiddette “umanitarie”. Mentre i poliziotti sono il volto visibile della repressione statale, le organizzazioni umanitarie sono usate (e con compiacenza) come il volto amico di questa repressione. La Croce Rossa e l’associazione “Rainbow 4 Africa” hanno fornito l’infrastruttura di trasporto e stivamento per le oltre 60 persone di passaggio che erano presenti nella casa durante lo sgombero, spedendole in diverse direzioni e facendole retrocedere dal confine. I vigili del fuoco hanno aiutato i poliziotti a sfondare le barricate della casa e hanno permesso loro di intrufolarsi nella casa dalle finestre del tetto usando le loro attrezzature. Senza l’aiuto di queste istituzioni, lo sgombero della Casa Cantoniera sarebbe stato molto piĆ¹ difficile e lungo (e, quindi, visibile al pubblico).

LA CROCE ROSSA

Non ĆØ la prima volta che la Croce Rossa collabora con la polizia – in questa frontiera o in altri luoghi. Ci sono state varie occasioni in cui i suoi membri sono stati ripetutamente presenti sul confine, cercando (invano) di convincere le persone di passaggio a non attraversare invece di fornire qualcosa di utile o permettere loro di decidere da soli. Spesso sono stati complici dell’intervento della polizia, aiutandola a realizzare i respingimenti. In diverse occasioni la Croce Rossa ha consapevolmente sfruttato la fiducia della gente nella sua istituzione mentre collaborava apertamente con la polizia. L’associazione Rainbow 4 Africa ha una lunga storia di tentativi di collaborazione con i centri sociali e hanno piĆ¹ volte cercato di forzare la loro presenza sulla Casa Cantoniera. Allo stesso tempo sostengono il CPR di Torino con personale medico e hanno fornito infrastrutture mediche per lo sgombero della casa. Quando la protesta il giorno dello sfratto ĆØ arrivata al dormitorio dei Salesiani per portare solidarietĆ  alle famiglie che vi erano state portate, ci siamo accorti che il cancello principale della struttura ĆØ stato chiuso a chiave fin dal loro arrivo, impedendo loro di uscire. Questo dimostra ancora una volta che la loro percezione delle persone a cui rivolgono i loro “servizi” non ĆØ quella di individui liberi e uguali, ma di oggetti gestibili e confinabili.

UNO SPAZIO DI SOLIDARIETƀ

Per piĆ¹ di due anni la Casa Cantoniera ha cercato di creare uno spazio di solidarietĆ  concreta e di resistenza contro la frontiera, l’oppressione e la violenza che ne derivano. Uno spazio che rifiutava di partecipare alla “gestione” della migrazione, dove coloro sulle cui spalle si costruiscono i nostri privilegi e le nostre ricchezze non venivano trattati come oggetti, come pericolosi delinquenti o vittime infantilizzate, ma come soggetti individuali in grado di prendere le proprie decisioni. La frontiera ĆØ evidentemente permeabile al continuo passaggio di denaro, turismo e commercio, ma non alle persone prive del pezzo di carta “corretto”. Il nostro obiettivo non ĆØ mai stato quello di fornire un servizio alla gente, ma di costruire una lotta inclusiva con persone che sono oppresse dal sistema capitalista e dello stato, in diversi modi. Molte persone che sono passate per la Casa Cantoniera hanno partecipato attivamente alla gestione dei compiti quotidiani. Il fatto che questa casa sia stata aperta alla gente senza pause per 828 giorni ĆØ stato possibile solo perchĆ© abbiamo raccolto collettivamente le nostre conoscenze e competenze, massimizzando le nostre possibilitĆ , adattandoci e valorizzando le differenze nelle nostre capacitĆ . Condividendo la rabbia e la frustrazione in comune, ma anche passare momenti di affetto e di gioia, ci ha aiutato a diventare piĆ¹ forti e determinati nella nostra opposizione alla realtĆ  violenta di questo mondo.

NELLA CASA CANTONIERA

Nella casa occupata le persone hanno condiviso le loro storie, i loro sogni e le loro lotte tra di loro, trovando forza nel non essere soli. A volte questi momenti consistevano semplicemente nel condividere un caffĆØ al mattino, nel passarsi un piatto di qualcosa di delizioso e fritto da condividere durante le discussioni, nel ballare musica pop da tutto il mondo mentre si preparava un pasto collettivo, o il collettivizzare con quattro persone diverse l’ultima cartina, filtro, ciuffo di tabacco o accendino per una sigaretta tanto necessaria… Questa opposizione che si crea, non ĆØ semplicemente in contrasto con l’oppressione sistemica della frontiera – parallelamente ad essa, cerca di costruire una realtĆ  alternativa. Questa casa ĆØ stata un luogo dove ci siamo confrontati molte forme di oppressione: C’era un orto auto-organizzato, per ripensare il nostro modo di rapportarci al cibo e alla natura rispetto al consumismo. C’era uno spazio riservato alle donne e agli individui non-binari/non conformi al genere, perchĆ© il sistema del patriarcato si smantella in parte, valorizzando e dando spazio. C’era una biblioteca con libri e testi auto-pubblicati in varie lingue, dai fumetti e romanzi alla auto-cura e al DIY, puntando su un’alternativa radicale* che richiede una costante riflessione, autocritica ed espansione della conoscenza.

GLI APPOGGI

Pur avendo, in alcune occasioni, abbiamo accettato l’appoggio materiale di istituzioni e ONG, non ci siamo mai sottomessi per conformarci ai loro paradigmi e abbiamo sempre cercato di auto-sostenere la casa con l’appoggio finanziario e materiale di persone che condividono o sostengono le nostre idee. Ovviamente, in un mondo che si basa sulla violenza e in cui tutti noi abbiamo interiorizzato dinamiche di oppressione e certi stereotipi, ĆØ impossibile non commettere certi errori. Molte persone che sono passate per la casa sono sopravvissute a traumi e perdite, alcune delle quali non hanno mai avuto il privilegio di vivere senza paura e oppressione. Non vogliamo negare che la casa ha visto episodi di violenza e che abbiamo commesso errori in certe situazioni, ma per creare qualcosa al di fuori della logica del profitto e del dominio, dobbiamo mettere in pratica ed imparare dagli errori che sono stati fatti in passato, anche se non sempre ci riusciamo. Siamo disgustati dal modo in cui questi episodi sono stati strumentalizzati per sventrare un approccio alternativo, usati per dimostrare che effettivamente un altro mondo non ĆØ possibile; in realtĆ  ĆØ brutalmente ironico che questi episodi di violenza siano un risultato diretto dei sistemi oppressivi che gli stati nazionali sostengono con tanta veemenza.

IL PROGETTO

Dall’inizio del progetto, molte speculazioni e disinformazioni sono state diffuse su questa casa. Subito dopo l’esecuzione dello sgombero, erano state condivise foto dell’interno della casa (che era in uno stato terribile, come logicamente sono tutte le case dopo gli sgomberi), strumentalizzandole per confermare la loro narrazione degli “sporchi abusivi e malfattori”. Ci rifiutiamo di parlare con i giornalisti, perchĆ© non vogliamo essere ritratti secondo l’immagine stereotipata “dell’anarchico” e strumentalizzati per alimentare lo spettacolo. CosƬ ora questo piccolo spazio di autodeterminazione che ci aveva dato la possibilitĆ  di respirare per un momento, pur sempre sommersi da un mondo di politiche dure e leggi razziali, ĆØ scomparso. Lo sfratto della Casa Cantoniera ĆØ solo una parte della repressione globale contro la libertĆ  di movimento, le strutture di solidarietĆ  e gli spazi liberati ed occupati in generale. In tutta Europa negli ultimi anni, spazi occupati da tempo sono stati sfrattati, mentre i tentativi di creare nuovi spazi e nuove lotte vengono immediatamente accolti con tutta la forza degli organi statali repressivi. La militarizzazione delle frontiere e la normalizzazione dei respingimenti alle frontiere interne ed esterne dell’Europa, non fa che alimentare sentimenti razzisti sempre maggiori e la fascistizzazione della societĆ . Allo stesso tempo, coloro che si rifiutano di credere in questa logica e continuano a sostenere le persone in movimento sono continuamente colpiti.

IN EUROPA

A Calais la distribuzione di cibo ĆØ stata illegalizzata, in altri luoghi, alle persone viene impedito di praticare la loro solidarietĆ  individualmente e sono costrette a registrarsi presso una ONG. In Ungheria tutte le forme di sostegno alle persone in movimento sono state illegalizzate da anni. L’obiettivo ĆØ da un lato quello di creare le condizioni che rendano la migrazione il piĆ¹ difficile possibile, e che agiscano da deterrente per impedire ad altri di tentare il viaggio. Dall’altro lato, si sta mandando il messaggio che l’umanitĆ  e il sostegno sono possibili solo quando sono raccolti in un contesto e una metodologia approvata dallo stato. Tuttavia, la repressione delle strutture di solidarietĆ  e la fortificazione delle frontiere non impediranno alle persone di esercitare la loro volontĆ  e necessitĆ  di migrare. La migrazione ĆØ vecchia come l’umanitĆ , e finchĆ© questo mondo sarĆ  parcellizzato in spazi di coloro che sono sfruttati e coloro che traggono profitto da questo sfruttamento – finchĆ© le guerre e i conflitti saranno alimentati dal bisogno del capitalismo di produrre profitto e dal bisogno degli stati nazionali di espandere il loro potere e la loro influenza – le persone continueranno a migrare da un luogo all’altro. E finchĆ© esisterĆ  questa disuguaglianza tra il “sud globale e il nord globale” del mondo, la gente continuerĆ  a cercare di venire in Europa.

LO SGOMBERO

Lo sgombero e la repressione della Casa Cantoniera non impediranno alle persone di passare questa parte della frontiera. Li porterĆ  solo ad essere costretti ad usare percorsi sempre piĆ¹ pericolosi, e per le persone piĆ¹ disperate, e all’utilizzo di passatori che traggono profitto dalla miseria delle persone. Possono prendere i nostri spazi, possono criminalizzarci e imprigionarci, ma non possono seppellire le nostre idee e non possono mettere a tacere la veritĆ , e questa veritĆ  ĆØ questa: FinchĆ© il mondo sarĆ  organizzato secondo il principio della dominazione – della natura da parte dell’uomo, o di un tipo di uomo sull’altro, o di un sistema economico basato sullo sfruttamento delle risorse e delle vite umane – non potremo essere liberi. Abbiamo bisogno e troveremo, altri modi di esprimere la nostra opposizione, di costruire e lottare per spazi dove possiamo imparare, creare, vivere in libertĆ . * usiamo la parola radicale nel suo senso originale, nel senso che vogliamo arrivare alla “radice” del problema invece di limitarci a riformare ciĆ² che crediamo essere fondamentalmente disfunzionale.

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