CHIUSA S.MICHELE – La notte e adesso di giorno, i lavoratori della Savio sono davanti all’ingresso della fabbrica per attuare un blocco che per alcuni da domani potrebbe essere l’ex posto di lavoro. Sono tutti, di tutti i turni e non hanno intenzione di lasciar passare nessuno, neppure gli impiegati che vorrebbe prendere al cune cose in ufficio. E’ l’ultimo, estremo, tentativo, di far sentire la loro voce difronte ad una scelta che ormai sembra definitiva.
Fino ad un massimo di 82 licenziati
Domani al Ministero del Lavoro verrà consegnata la lista “nera” dei lavoratori che rimarranno a casa. A nulla sono serviti gli appelli lanciati dall’assessore regionale al lavoro Gianna Pentenero, che ha sposato le posizioni della Fiom-Cgil, a nulla gli appelli degli amministratori locali a nulla le azioni dei lavoratori. l’azienda avrà 120 giorni di tempo per inviare le lettere di licenziamento. Quante? Fino a un massimo di 82, questo è ciò che consente la procedura: la riduzione a 56, ventilata dall’azienda, è tutta da verificare perché contempla da un lato il ricollocamento di una quota di dipendenti presso la “sorella” Thesan e altri fornitori, dall’altro il non esternalizzare più alcune mansioni ad una cooperativa, riassorbendo parte del personale in esubero, ma siamo ancora
nel campo della possibilità.
Lo sciopero è pemanente
In questo scenario ai lavoratori non è rimasto che alzare il livello della protesta, proclamando sciopero a oltranza. Prima i blocchi davanti ai cancelli per impedire ai camion di entrare, poi la posa del gazebo e il via al presidio permanente, 24 ore su 24, proseguito per tutto il fine settimana. Ieri una cinquantina di lavoratori si sono riuniti in assemblea: oggi e domani sarà ancora sciopero, nella speranza che il tavolo al ministero partorisca un miracolo.
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