Biodiversità: la genziana maggiore, l’oro giallo della Valsusa

Biodiversità: la genziana maggiore, l’oro giallo della Valsusa. Sulle montagne della Valsusa cresce la genziana maggiore, una pianta dalla cui radici si ricava un eccellente liquore. Detta anche “gentiana lutea” deve l’appellativo maggiore alle sue dimensioni. Mentre lutea si riferisce al colore giallo dei fiori. La genziana è una pianta perenne, dalle radici molto sviluppate, la cui raccolta è vietata. Il nome genziana deriva da Genzio, l’ultimo re degli Illiri, vissuto intorno al 180 a.C. Secondo la leggenda fu il primo a scoprire le proprietà medicinali della sua radice.

LE CARATTERISTICHE DELLA GENZIANA MAGGIORE

La genziana maggiore è una pianta dal fusto eretto, alto da 40 a 140 cm. Le sue foglie sono ovali, lunghe fino a 30 cm e larghe fino a 15 cm. I suoi fiori sono gialli oro, a forma di stella. Sbocciano da maggio a settembre. La genziana fiorisce per la prima volta a 10 anni di età e cresce ad un’altitudine compresa tra i 1000 e i 2500 metri. È molto comune nella media e alta Valsusa.

LE SUE PROPRIETÀ E IL FAMOSO LIQUORE

La genziana maggiore è una pianta che ha molte proprietà, principalmente nelle sue radici. Sono ricche di genziopicrina, una sostanza che purifica la bile, disinfetta la pelle e migliora la digestione. In valle molte famiglie tramandano la tradizione di preparare un eccellente liquore. Le radici vengono raccolte da settembre a novembre ed essiccate. Triturate e messe a macerare in alcool per liquori, vengono lasciate a riposo per almeno 40 giorni. Al termine di questo periodo viene aggiunta una soluzione zuccherina. Il liquido viene infine filtrato ed imbottigliato. Il liquore di genziana, con una gradazione alcolica di 16°, aiuta la digestione.

LA LEGGENDA

Una leggenda ungherese narra che durante una grande pestilenza, intorno all’anno mille, a re Ladislao I apparve in sogno un angelo. Questo gli disse che una volta sveglio avrebbe dovuto tirare una freccia nel cielo. La sua direzione gli avrebbe indicato il rimedio necessario a far terminare l’epidemia. Il sovrano lanciò la freccia e questa cadde si una genziana. La radice fu somministrata agli appestati. I quali guarirono dalla malattia.

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Testo di Andrea Carnino. Iscriviti alla nostra pagina Facebook L’Agenda News: clicca “Mi Piace” e gestisci impostazioni e notifiche in modo da non perderti più nemmeno una notizia!