Bardonecchia: proverbi e detti popolari nella conca in un libro di Paola Dessolis

BARDONECCHIA – Per Alzani Editore a firma Paola Dessolis c’è un interessante volume dal titolo “Raccolta di proverbi e detti popolari nella conca di Bardonecchia“. Bardonecchia e le sue frazioni: paesi e villaggi di montagna, una economia autarchica basata sull’agricoltura in quota, una profonda cultura alpina. Gente che ha voluto e saputo vivere per secoli in un ambiente difficile, un rapporto vero con la montagna fatto di rispetto, utilizzo ragionato delle risorse come acqua, pascoli e boschi. Senza sprechi, traendo il massimo dal territorio senza pregiudicare le possibilità di utilizzo futuro. La raccolta di proverbi e modi di dire di Paola Dessolis costituisce uno spaccato di “quel mondo alpino” che sta lentamente scomparendo con le sue regole, le sue tradizioni, il suo sapere.

I PROVERBI

I proverbi sono formati nel corso del tempo grazie alla saggezza e allo spirito d’osservazione di generazioni di uomini e donne. In mancanza della trasmissione ai posteri con la scrittura, la formula più efficace era quella del proverbio: una frase corta, spesso in rima o con assonanze, facile da ricordare e legata, il più possibile, alla lingua e alla realtà del luogo.

FURBO COME GARIBUIA

A fa bel fèse larg cun la roba d’j autri – Comodo farsi strada con le cose degli altri.

A-i va régola e mësura fin-a a bèive l’eva pura – Ci vuol regola e misura persino nel bere l’acqua pura.

A l’è mei n’amis che des parent – È meglio un amico che dieci parenti.

Chi a l’à vedú Turin e nen la Venaria l’à cunusú la mare e nen la fia – Chi vide Torino e non La Venaria conobbe la madre e non la figlia.

Chi pasa Po pasa Doira – Chi passa il Po può passare anche la Dora (Cioè chi supera una grande difficoltà, può superarne anche una piccola)

Firb cmè Gribùja che pri nen bagnase a s’ascundiva ant i ariane – Furbo come Gribuglia che per non bagnarsi si nascondeva in un ruscello

Ij fieuj a son come ij dij dla man: a nasso da l’istess pare e da l’istessa mare ma a i na j’è nen un midem – I figli sono come le dita della mano: nascono dallo stesso padre e dalla stessa madre, ma non ve n’è uno uguale all’altro

Ij fieuj a son na cavagna ‘d fastidi e ën sëstin ëd piasì – I figli sono un canestro di fastidi ed un cestino di piaceri.

Chi ch’a l’è sempre malavi a l’è l’ultim a meuire – Chi è sempre ammalato è l’ultimo a morire.

Al mund l’è cùmè l’arca da Noè, tönti besci e pooch òman – Il mondo è come l’arca di Noè, tante bestie e pochi uomini.

RESTA AGGIORNATO SU TUTTE LE NOSTRE NOTIZIE! COME?

Iscriviti alla nostra pagina Facebook L’Agenda News: clicca “Mi Piace” e gestisci impostazioni e notifiche in modo da non perderti più nemmeno una notizia! Segui e metti mi piace al canale YouTube L’Agenda.