Avigliana: un cippo alla memoria del Milite Ignoto, un altro a Carlo Grieco

milite ignoto

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AVIGLIANA – Domenica mattina 5 dicembre ecco le cerimonie inaugurali di due cippi commemorativi ad Avigliana. Il primo è dedicato al Milite Ignoto e sarà posato presso il giardino omonimo, nella ricorrenza del centenario della sua tumulazione presso l’Altare della Patria in Roma. Nell’attiguo giardino Carlo Grieco, inaugurato nell’aprile del 2015, si svolgerà un’analoga inaugurazione. Il secondo cippo commemorativo è infatti dedicato al nostro concittadino Carlo Grieco, uno dei 44 Eroi di Unterlüss, nel centesimo anniversario della sua nascita.

IL MILITE

La memoria del Milite Ignoto. Il 20 giugno del 1921 il ministro Rodinò presenta un disegno di legge che impegna lo Stato a rendere gli onori più solenni alla salma di un soldato senza nome. Poi ad agosto si nomina una commissione che ha il compito di rintracciare i caduti ignoti in tutti i posti dove si era combattuto fino a tre anni prima. Al termine dell’operazione di raccolta vengono selezionate undici salme che sono prima composte a Gorizia in bare di legno grezzo tutte uguali l’una all’altra e trasferite poi il 27 ottobre nella Basilica di Aquileia. A invitare il quale di quegli undici corpi avrebbe rappresentato il sacrificio di tutti i caduti viene chiamata una donna di Trieste. Dalle carte risulta che il suo nome è Maria Bergamas e che suo figlio Antonio di leva nell’esercito austriaco aveva disertato per andare a combattere con gli Italiani.

DISPERSO

Risultava poi disperso in battaglia sul Monte Cimone. Il giorno dopo la donna entra nell’antica basilica mentre all’esterno attende una folla silenziosa e commossa. Sfila lentamente davanti alle undici bare allineate nella navata centrale. Si ferma davanti ad una, con decisione, senza parlare. Dopo il gesto di Maria Bergamas la bara viene collocata sull’affusto di un cannone. Un corteo di reduci, di madri e mogli di caduti, giunti da tutto il Veneto, la segue fino alla stazione ferroviaria di Aquileia dove è posta su un vagone. Il treno si muove.

IL VIAGGIO

Viaggerà lentamente per quattro giorni sulla linea Aquileia, Venezia, Bologna, Firenze, Roma. 800 kilometri tra due ali di gente. E’ uno spettacolo straordinario e soprattutto spontaneo, espresso da persone di tutti i ceti sociali che partecipano ognuno a proprio modo: in ginocchio, in silenzio, con l’espressione del dolore. Sventolando vessilli e bandiere italiane oppure lanciando fiori. Il pomeriggio del 3 novembre il treno entra nella stazione Termini a Roma. Sui marciapiedi lo attendono decine di bandiere, tutte le cariche dello Stato, diplomatici, ufficiali, militari e tanta gente comune. E’ mattino e a Piazza Venezia cominciano ad arrivare i primi reparti del Regio Esercito. Tra poco il grande quadrato davanti al monumento sarà gremito.

A ROMA

Il cielo sta diventando cupo, come per preparare la scenografia dell’ultimo atto. Le persone arrivano a migliaia e tra loro reduci e decorati. Uomini con le loro medaglie, con i volti scavati , sono contadini e operai che conoscono da sempre la fatica e il sacrificio. Sono quella generazione di fine ottocento che è riuscita a battere sul campo uno degli eserciti più forti del mondo. Il soldato ignoto sta per arrivare. Lo prendono sulle spalle sei combattenti decorati con medaglie d’oro. Ancora la lunga scalinata e la bara giunge finalmente alla sua sepoltura Nel sacello ricavato sotto la statua della dea Roma sul quale è incisa la semplice scritta latina ”Ignoto militi”, al Milite Ignoto. Il posto che d’ora in poi si chiamerà l’Altare della Patria. E’ un altare molto particolare di fronte al quale basta provare solo affetto e magari avere voglia di portare un fiore.

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