Avigliana, la Callegari presenta due mozioni: migliorie nell’area della palestra di roccia e contrasto al consumo di suolo

AVIGLIANA – Avigliana: la palestra di roccia. Il Consiglio comunale di Avigliana ha visto la presentazione di due mozioni da parte del consigliere Tatjana Callegari. La prima, approvata con emendamenti, si è centrata sulla palestra di roccia, per la quale sono state chieste e ottenute una serie di migliorie: nuovi tavoli, cestini per i rifiuti, pannelli illustrativi. Rimandata a data da destinarsi, in attesa di reperire i fondi necessari la realizzazione di una fontana, mentre resteranno temporanei e solo per la bella stagione i bagni chimici, che il gruppo di Tatjana Callegari chiedeva diventassero invece fissi.

SUL DEGRADO UMANO

Molto più articolato e acceso è stato invece il dibattito sulla seconda mozione, dedicata ai temi del degrado urbano e del correlato consumo di suolo. La proposta partiva dalla comunicazione della Commissione Europea “Tabella di marcia verso un’Europa efficiente nell’impiego della risorse”. Fissa al 2020 la data entro la quale le politiche comunitarie dovranno tenere conto di impatti diretti e indiretti sull’uso del territorio per raggiungere l’obiettivo del consumo zero fissato nel 2050. La mozione, rilevando come proprio l’impermeabilizzazione del suolo sia uno degli effetti negativi del “consumo di suolo” sopra richiamato e presupponendo che l’obiettivo comunitario possa essere inteso non solo come un vincolo ambientale, ma anche come stimolo per la riqualificazione e del riassetto urbano a contrasto della speculazione immobiliare.

IL COMMENTO DELLA CONSIGLIERA

La Callegari ha ricordato all’amministrazione che anche se il governo imponesse regole certe. Il comune ha già dimostrato che può sempre trovare una scappatoia, e lo ha dimostrato proprio sull’area dov’è stato costruito il nuovo Centro Commerciale. Scrive la Callegari. “Lascia l’amaro in bocca pensare che non solo l’Amministrazione di Avigliana. Sia convinta di non poter far nulla per contrastare il consumo di suolo, ma che non sappia neppure mettere a frutto gli oneri comunque incassati proprio sacrificando il “bene comune limitato e non rinnovabile”.

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