ALPIGNANO – Il Sindaco e l’Amministrazione Comunale di Alpignano esprimono cordoglio per la perdita di Dante Biancolli, l’ultimo partigiano di Alpignano. Dante Biancolli ĆØ stato prima soldato dell’esercito italiano poi, dopo l’8 settembre 1943, ha aderito alla lotta partigiana.Ā E’ stato anche un esponente del mondo culturale alpignanese, attraverso la scuola di musica fondata nel 1983 con il nome “Bruno Biancolli”, diventata poi successivamente “Musica piĆ¹” e attiva ancora oggi sotto la guida del figlio, Davide e della nuora Elena Selvatico.
IL SUO 25 APRILE
Racconto Biancolli del 1945. āIl 25 aprile avevo 20 anni ed ero prigioniero alle Nuove per diserzione (dopo lā8 settembre non mi ero piĆ¹ presentato). Mi avevano beccato a Porta Nuova circa sei mesi prima in un rastrellamento: io ero andato in centro a comprare lo spartito āSuonando in faā di Kramer. Il repubblichino che mi ha chiesto i documenti era un piccoletto meridionale col teschio sul cappello (un capo-fascista della MUTI); mi ha portato prima in questura- dove ho passato tre giorni per gli interrogatori- poi alle Nuove, dove ho atteso il processo. Mi hanno condannato a 20 anni di carcere. Quel giorno, il 25 aprile, i repubblichini hanno caricato su diversi camion scoperti – con mitragliatrici al centro – due o tre disertori presi per cella. Io ero nel 7Ā° braccio e con me cāerano ragazzi della SAP e della GAP, in tutto piĆ¹ di 30 detenuti. Si formĆ² una colonna che percorse Corso Vittorio in direzione del Po e, mentre si viaggiava, le mitragliatrici falcidiavano la popolazione che cāera in strada”.
A TORINO
“La colonna fu bloccata, dai partigiani di Italo, in Corso Vittorio, quasi allāangolo con Via Madama Cristina (probabilmente era diretta in Via Asti). Si scatenĆ² un terribile combattimento e, visto il massacro che stava avvenendo attorno a me, mi buttai giĆ¹ dal camion e mi riparai dietro una ruota, ma fui ferito da diverse schegge. Schizzai poi in Via Madama Cristina verso il centro e, mentre correvo, vidi un piccolo carro armato che aveva un cannoncino puntato su di me: visto il pericolo, mi buttai in un portoncino che era aperto, dove la scala che saliva era a sinistra invece che a destra, e questo mi ha salvato la vita, perchĆ© il colpo di cannone invece prese un partigiano di Italo che era di guardia lƬ, e che- in seguito al colpo- perse una gamba. Salii le scale e parlai con i partigiani che erano ai piani di sopra, dissi loro di smettere di sparare perchĆ© stavano ammazzando anche i compagni che erano sui camion”.
LO SCONTRO
A causa dello scontro, di tutti quelli che cāerano, ci siamo salvati in tre. LƬ, ho incontrato un partigiano che abitava nel mio palazzo in Via Cavallermaggiore 12, e che conoscevo bene perchĆ© era amante del jazz e, dato che mio padre era comunista, si sintonizzava su radio Londra – che ogni tanto trasmetteva jazz – e lui veniva spesso ad ascoltare. Mi ha portato, appena ci ĆØ stato possibile, al 4Ā° piano di una casa di Corso Vittorio, dove abitava una famiglia che ci ha ospitato per il pranzo: ĆØ stata la prima volta che ho mangiato i ceci! Poi mi ha guidato a casa, percorrendo le strade giĆ liberate. Diversi anni dopo, parlando di politica con un mio operaio, gli ho raccontato questi fatti e lui mi ha detto: āanche mio fratello era lƬ!ā. Era uno dei tre che si erano salvati. Tempo dopo lāho invitato a casa mia e abbiamo rievocato quella terribile esperienzaā.
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