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domenica, 13 Luglio 2025

Alla “Ferrata del Rouas” sopra Melezet a Bardonecchia

BARDONECCHIA – Il mondo delle “Vie Ferrate” è per qualcuno una finestra che si affaccia sul vuoto a volte assoluto, aprendo allo sguardo smarrito un sipario incantato quanto arcano perché su queste che sono anche chiamate: “Le vie delle vertigini” ogni passo è un canto, un’ode alla pietra e alla forza del corpo, un’epopea di capacità di ripresa” e di sfida alla gravità. Esse rappresentano per molti una scorciatoia avvincente all’arrampicata vera e propria e come novità assoluta, oggi si è scoperto che i “Parchi avventura” e le “Vie Ferrate” brevi in montagna, possono diventare anche un banco di prova e momentanea guarigione dal Parkinson. Questa scoperta, ora confermata dai medici, accade perché quando, tuttavia, ci si confronta realmente con i propri limiti nella natura, scatta quel qualcosa in più di semplice, per quanto immediatamente comprensibile “click” d’euforia cerebrale ove il concetto di “fatica” o “salita” assumono un’importanza vitale per il recupero
psicofisico di una persona.

La “Ferrata del Rouas” sopra Melezet di Bardonecchia

Nel caso del Parkinson avviene quindi una temporanea guarigione alla malattia per tutto il tempo necessario che dura l’azione, come già espresso più volte, tanto che sta diventando in Val di Susa un progetto sperimentale vero e proprio grazie alla tenacia e convinzione di un gruppo (per ora) di volontari. Per non ripetere concetti già espressi, domenica 8 giugno un gruppetto guidato da Walter Marchisio del CAI GEB si dirige come banco di prova e con documentazione fotografica e filmati che vengono poi proiettati regolarmente alle serate, alla “Ferrata del Rouas” sopra Melezet di Bardonecchia anche galvanizzati ora dall’appoggio concreto di due parchi avventura (uno a Cascina Oslera alla Mandria e l’altro a Villar Focchiardo in bassa Val di Susa). I “Parchi Avventura” quindi diventano un banco di prova e di palestra approvata per imparare le manovre di ancoraggio al cavo che è identico alle vie ferrate in montagna e poterle così affrontare in sicurezza con adeguata preparazione, oggi estese oltre che alle famiglie con bambini, ora anche ai malati di Parkinson allo stadio iniziale, su facili e brevi via ferrate, delle quali la nostra amata Valle di Susa abbonda sia in bassa che alta Valle, rimanendo solo più l’imbarazzo della scelta.

A Sergio Bompard e Mario Perona

La nostra scelta quindi oggi ricade sulla predetta “Via Ferrata del Rouas” dedicata e intitolata a due guide storiche di Bardonecchia, Sergio Bompard e Mario Perona. Per il “Progetto in atto: “Parkinson, parchi avventura e vie ferrate” oggi guida il gruppo Walter Marchisio seguito dal padre Lodovico e Adriana Bergagna, Federico Bambara e la giovanissima Kayla Marchisio. A scopo cautelativo ci controllano a vista dal basso Roberta Maffiodo, Veronica Inghilleri e Roberta Selvo. Il punto di partenza dell’itinerario è la frazione di Melezet nel comune di Bardonecchia in alta Valle di Susa in provincia di Torino. Si raggiunge la base proseguendo in auto da Bardonecchia verso Melezet proseguendo lungo la SP 216 per 300 metri dove si noterà una parabola di un ripetitore e poco oltre si parcheggia e si vede la locandina della ferrata.  L’inizio e l’attacco della “Via Ferrata del Rouas” sono a 5 minuti dalla strada provinciale, sotto un dirupato quanto scosceso versante addolcito dai pini e dall’inebriante odore delle foglie che é balsamico e provoca la dilatazione del sospiro perché l’albero respira attraverso il suo fogliame che si presenta come unpolmone alla rovescia. L’aroma delle foglie è fresco e balsamico e apre le vie respiratorie facendoci alzare la testa al cielo esattamente come la cima degli alberi.

La Ferrata

La Ferrata è composta da 3 sezioni non necessariamente concatenabili. Il settore A da noi scelto per l’esperimento sul Parkinson, risale un primo tratto caratterizzato da una parete inclinata con tratti verticali anche in leggero strapiombo, ideali per metterci alla prova, ai quali fanno seguito balze rocciose in cui abbondano gli scalini. Un segnale di divieto posto quasi al termine del primo tratto non riguarda la nostra via ma la variante atletica attualmente chiusa. Terminato il tratto A (Balma del Camoscio) e cioè quello che interessava a noi perché supera un dislivello di 230 m e abbiamo impiegato a percorrerlo a passo lentissimo circa 2 ore. Si discende poi lungo l’evidente  sentiero  ripido e franoso fino a una strada che percorreremo verso sinistra in direzione del parcheggio (40 minuti dal termine della ferrata. 2 e 40 minuti in totale). Esperimento riuscito in pieno!

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