SUSA – Il ricordo del pittore Ettore Olivero Pistoletto (Gravere 1898 – Sanremo 1981) a quarant’anni dalla morte. Già nel decennio della morte del maestro e guida dell’arte valsusina, le Amministrazioni Comunali di Susa e Gravere ritennero doveroso ricordarne la complessa personalità. Ed i numerosi meriti artistici. Ettore Olivero Pistoletto donò nel 1976 una delle sue opere più care “Livia” eseguita nel lontano 1936, al civico museo segusino. “Mi auguro che questo mio gesto sia gradito alla Civica Amministrazione – scrisse Ettore Olivero Pistoletto nella lettera all’assessore alla Cultura del Comune di Susa, Giuseppe Gatti – ed auspico che esso costituisca incitamento ai numerosi pittori della Valle, affinché gli stessi, seguendo il mio esempio, facciano confluire altre opere in modo che possa essere costituita una Pinacoteca over raccoglierle ed esporle alla ammirazione del pubblico”.
UNA LAPIDE
Il Consiglio Comunale di Susa, nel 1982, dedicò una lapide sulla facciata esterna della sua abitazione di Via Oulx n. 7 e nel 1988 l’intitolazione di una via cittadina. Anche il Consiglio Comunale di Gravere ricordò il celebre artista dedicandogli nel 1983 una lapide commemorativa sulla facciata della casa natale dell’Arnodera. Poi fu la ricorrenza del XX anniversario dalla scomparsa dell’artista, che la Valsusa del 20 dicembre 2001 così riportò. “Domenica scorsa è stato ricordato in Cattedrale, nella messa delle 10,30, il ventesimo della morte del pittore Olivero Pistoletto. Dopo la messa, celebrata dal parroco don Ettore, hanno parlato i sindaci di Susa e Gravere, Sandro Plano e Cesare Olivero Pistoletto. Durante la messa il prof. Giancarlo Sibille ha letto la preghiera dell’artista. Appropriate musiche classiche, eseguite dalla giovane Jessica Ferrero, hanno accompagnato il ricordo del grande pittore”. Pittore della nostra terra che, a buon diritto, si è autorevolmente inserito fra i grandi nomi della pittura nazionale e le cui opere hanno portato in tutto il mondo la testimonianza della sua autentica arte, limpida e genuina, intrisa di luminosa poesia, decisamente grande.
A GRAVERE
Ettore Olivero Pistoletto è nato all’Arnodera, frazione di Gravere, il 17 dicembre 1898, da Michele e Maria Pesando. Morì a Sanremo nel 1981. La sua vita è collegata sempre alla Valle di Susa, ai suoi abitanti abituati al duro lavoro dei campi, alle montagne, al suo pianoro ai piedi degli alti monti della Madonna della Losa di Gravere, ai boschi che incombono sulle umili case dei borghi. E’ qui, in questa borgata amata, che Ettore, giovanissimo ha tratto la sua ispirazione, è qui che ha imparato ad amare la natura e, per amore, a dipingerla. In queste contrade la famiglia conduceva una semplice vita patriarcale. Il giovane, divenuto completamente sordo all’età di otto anni in seguito a grave malattia, vagava dunque da una balza all’altra, da un casolare all’altro, tutto teso ad ascoltare in cuor suo la voce dei prati e delle rocce, l’eco delle valli. Famose sono le “nature morte” del Maestro, nelle quali la vibrante vivacità si attenua e si placa in un delicato lirismo quando la visione dell’artista si apre al “paesaggio”.
LE OPERE
Sono albe e tramonti che indorano le maestose cime delle Alpi, abbagliati ghiacciai e strade montane, distese di neve che avvolgono baite e casolari, angoli verdi di un misterioso mondo di sogno. E’ la frequente colorita esaltazione della “sua” Losa, di questo incantato lembo di mondo sacro a tanti secoli d’arte e di storia. Il Maestro seppe passare dai silenzi dell’alpe ad ascoltare con non minore comprensione la voce del mare. Ed ecco la sua tavolozza, che sembrava non conoscere che gelidi colori, accendersi e acquistare potenza di espressione nel ritrarre scene pescherecce a Santa Margherita, La Spezia o Porto Ercole. Nell’ultima pittura di Olivero c’è un motivo privilegiato. L’immagine di un oggetto metallico argento o acciaio a specchio – che riflette e riassume le immagini care alla sua arte (il cibo e la stanza, gli oggetti e il pittore stesso). Ancora una volta, non siamo al risultato d’un virtuosismo che sfiori il paradosso e l’incomunicabilità.
LA POESIA
Siamo, piuttosto, alla summa d’una poetica. Queste furono le tappe essenziali della vita artistica del grande Maestro. La cordiale amicizia con gli altri “grandi” pittori valsusini Levis e Blais, Rescalli e Guglielmino. La prima “discesa” alla Galleria Monteu di Torino nel 1923; il lungo soggiorno biellese (1948-1952) di cui restano le sue gigantesche opere illustranti, nella villa Zegna di Trivero. “L’arte della lavorazione della lana nel Medioevo”; la sua sempre più incisiva presenza nelle più qualificate mostre e gallerie fino all’antologica della galleria Solferino di Torino nel 1978. E questi i premi e riconoscimenti: l’elogio personale dell’allora Presidente della Repubblica Luigi Einaudi per un’opera esposta nel 1949 alla mostra del “Tessile” di Torino; Vittoria del Lavoro per una vita dedicata all’Arte, Premio d’Italia 1980, Salsomaggiore Terme; Accademico d’Italia con medaglia d’oro, Accademia Italia, Salsomaggiore.
LOSA TEAM
A cura di Laura e Anna Leporati una nuova pagina del sito Losa Team è dedicata al loro zio Ettore Olivero Pistoletto: “Lo ricordiamo nel suo studio di Torino e di Susa felice di mostrare le sue ultime produzioni. Lo ricordiamo alla Losa alla ricerca delle “nuvole giuste” per completare un quadro; lo ricordiamo legato da profondo affetto alla sua famiglia; conserviamo come oggetti preziosi non solo i suoi quadri, ma anche biglietti d’invito a mostre e libri autografati e una sua tavolozza che usava quando dipingeva all’aperto. Con questa sezione, il circolo Losa Team vuole rendere omaggio agli artisti che si sono ispirati alla Losa”. Da Ettore Olivero Pistoletto al figlio Michelangelo Pistoletto, da Giuseppe Pognante all’allievo Giancarlo Sibille, da Anna Branciari a Tino Aime, a Carlo Bramato e Guido Adaglio. Poi i villeggianti da sempre, pittori per passione, Guido Bellotti e Giacomo Cavallo.
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