Villar Dora: molto apprezzato il concerto del Maestro Elice per il restauro dell’organo della Chiesa parrocchiale

VILLAR DORA – Sabato 10 novembre alle ore 21, presso la Chiesa Parrocchiale dei Santi Vincenzo e Anastasio si è tenuto il Concerto d’Organo in occasione dell’inaugurazione del restauro dello strumento, eseguito dal Maestro Massimo Elice, protagonista della serata.  Il programma prevedeva un viaggio nella letteratura organistica tra il XVI e il XX secolo. Partito dal 1510 con la “Toccata del X tono” di Gabrieli il Maestro è arrivato alla “Toccata per il Deo Gratias” di Martini, passando per Galuppi, Bach e Brahms. I presenti hanno dimostrato di apprezzare i brani scelti con una presenza attenta e sensibile che ha permesso -con un viaggio musicale nella fantasia degli autori citati sulle molteplicità e sfumature dei brani- la revisione dello strumento. Presenti al concerto Don Pierluigi Cordola che ha fortemente voluto il ripristino dell’Organo e l’Assessore Franca Gerbi, che ha portato i saluti del sindaco e della giunta comunale.

Chiesa Parrocchiale dei Santi Vincenzo e Anastasio

La chiesa parrocchiale dei Santi Vincenzo e Anastasio a Villar Dora, visibile oggi, risale al XII secolo, ma nel corso degli anni ha subito numerosi rifacimenti, come si può dedurre da alcune date leggibili in varie parti dell’edificio. Lo stesso campanile è stato più volte ritoccato, tanto che dalle forme ancora in stile gotico delle parti basse si passa alla cella campanaria, che porta la data del 1872.

IL SANTO

Secondo la tradizione più attendibile nacque a Huesca, alle propaggini dei Pirenei, ma anche le città spagnole di Valencia e Saragozza ne rivendicano la nascita. Saragozza si trovava nella Regione della Tarragona, ed è per questo che il santo è spesso indicato anche come Vincenzo di Tarragona. Di nobile famiglia, figlio del console Eutichio e della matrona Enola, Vincenzo ebbe un’educazione pari al suo stato: destinato alle lettere, venne ben presto affidato dal padre a Valerio, vescovo di Saragozza, perché provvedesse alla sua formazione spirituale. Il vescovo lo nominò arcidiacono, considerandolo suo braccio destro ed affidandogli anche il compito di predicare in sua vece.

Intanto Diocleziano scatenava la persecuzione contro i cristiani; gli editti dell’imperatore imponevano la distruzione di edifici, libri e arredi cristiani; i cristiani che ricoprivano cariche pubbliche sarebbero stati esautorati e sottoposti a torture e tutti i sudditi dell’impero prima di compiere una qualsiasi azione pubblica dovevano offrire sacrifici agli dèi.

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