Olimpiadi invernali Torino 2026: scende in campo l’Uncem “Subito il dossier e siano davvero i Giochi della montagna piemontese”

SESTRIERE – Ancora si gareggia a Pyeongchang e il testimone dei Giochi Olimpici invernali per il 2022 passerà ai cinesi con Pechino2022, poco importa che le montagne non siano dietro l’angolo della fu Città Proibita, sarà realizzata una ferrovia ad alta velocità che in poche decine di minuti percorrerà i circa 200 kilometri necessari.

Per il dossier del 2026 i tempi stringono e tutti sanno al CIO che dopo le ultime tre edizioni a partire da Sochi 2014, è tempo di riportare i Giochi Invernali sulle Alpi. Tagliati fuori i francesi grazie alla Sindaca Raggi che ha “ammazzato” la candidatura di Roma regalando ai transalpini i Giochi estivi di Parigi, le chance di candidare Torino2026 crescono giorno per giorno. Di traverso ci sono ancora la Sindaca grillina Chiara  Appendino – su cui Evelina Christillin lavora ai fianchi sottotraccia – e Milano che punta alla Valtellina o a una improbabile candidatura MiTo.

Ma chi ha partecipato a Torino2006 sa bene che i Giochi, perfetti nelle gare, hanno toppato in quello che doveva essere il post-olimpico. La legacy anche sportiva in Valsusa e Val Chisone non c’è stata. Il progetto avviato in tal senso in seno al Toroc, dal rimpianto Vice Presidente Rinaldo Bontempi, è finito di fatto con la sua improvvisa scomparsa. Quel nuovo rapporto fra Torino e le Alpi sabaude non c’è stato e tantomeno il superamento del modello torinocentrico derivato dal boom dell’industia automobilistica che lo aveva cambiato per sempre.

Torino è rifiorita, è diventata destinazione turistica. Invece pochi, troppo pochi, i manager piemontesi delle venue. Nessuna formazione professionale mirata. E ci si era persino dimenticati di Pierino Gros, per fortuna poi recuperato sui volontari. Nelle valli sono rimasti problemi insoluti, frazionamenti amministrativi e anche qualche catafalco olimpico. Bob e trampolini. Il biathlon è stato smontato. Non è nata la promessa “Coverciano della neve” che si voleva che Coni e Fisi mettessero in piedi. Altre aree alpine economicamente e politicamente più forti hanno ripreso a tirare verso la Alpi Centrali e le Dolomiti. Basti ricordare come dopo Anterselva, a Forni Avoltri (UD) sia nato un secondo centro federale di biathlon mentre il miglior impianto al mondo, a San Sicario, è stato cannibalizzato e chiuso.

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La lettera di Borghi e Riba inviata il 16 febbraio a tutti gli Enti

Sbagliare però può far bene. E Uncem lo scrive chiaramente. C’è tutto lo spazio per proporre una nuova candidatura e lavorare per riequilibrare il ruolo delle Alpi Occidentali, far crescere un modello endogeno di turismo e recuperare il gap con le Alpi francesi e i concorrenti (specie autonomi) italiani. Ma serve un dossier che nasca dalle montagne, condiviso decisionalmente dai territori e che usi i Giochi Invernali per far crescere nuove generazioni di sportivi, tecnici, manager del turismo e magari sappia anche attrarre imprese del settore, da quello sportivo a quello impiantistico e costruttivo, a insediarsi nei medi e fondi valle.

C’è tutto nella lettera che riportiamo e che Enrico Borghi e Lido Riba hanno inviato al Presidente del Coni Giovanni Malagò, a Chiara Appendino, Sergio Chiamparino, al presidente della Camera di Commercio di Torino Vincenzo Ilotte e tutti gli amministratori della montagna piemontese.

La probabile candidatura di Torino e delle valli alpine piemontesi alle Olimpiadi invernali 2026 è una opportunità che Uncem – l’Unione dei Comuni e delle Unioni montane – condivide e approva. In primo luogo per l’ambito nel quale è nata la proposta, l’Unione montana dei Comuni Olimpici -Via Lattea, forte della grande esperienza nell’organizzazione di grandi eventi – a partire dai Mondiali di Sci del 1997 e ovviamente dai Giochi del 2006 – della capacità alberghiera, della volontà di riutilizzare numerosi impianti già pronti. Uncem condivide la scelta di coinvolgere le comunità locali e le imprese, le diverse componenti del turismo e dell’impiantistica invernale. Ma anche l’impegno già espresso dala Regione Piemonte e dalla Camera di Commercio. Un’azione corale – Enti locali, imprese, terzo settore – che può dare importantissimi risultati in questa fase preliminare, nella costruzione di un dossier di lavoro e di una cabina di regia.

 Alla vigilia delle Olimpiadi invernali di Torino 2006, Uncem e diversi altri soggetti istituzionali avevano lavorato per costruire un rapporto forte e autentico tra la città e le Valli alpine. I Giochi hanno avvicinato solo in parte Torino e la montagna. Quel patto nel quale abbiamo creduto e ancora crediamo, deve essere rinsaldato oggi, nel dibattito che si sta muovendo “tra addetti ai lavori” e media, contagiando positivamente politica e istituzioni. Le Olimpiadi del 2026 possono condurci – grazie a un attento lavoro guidato dalla Regione e dagli altri soggetti istituzionali – a rinsaldare un patto basato su uno scambio di opportunità, servizi, esperienze, necessità. Negli ultimi quindici anni è cambiato l’approccio della politica verso la montagna, considerata non più un handicap, un margine geografico, bensì un’area propulsiva di sviluppo, dalla quale nascono progetti innovativi, crescita economica e benessere. I borghi montani – in primo luogo nelle vallate alpine e appenniniche – sono la spina dorsale del Piemonte e dell’Italia. Costruire i Giochi olimpici di Torino e della montagna, verso il 2026, deve voler dire proprio questo: potenziare il rapporto e la valorizzazione dei territori, urbani, rurali, montani.

Uncem ha apprezzato la cifra della sostenibilità ambientale che è stata inserita in tutti i primi documenti e nelle comunicazioni a mezzo stampa. Il basso impatto sugli ecosistemi, la possibilità di riutilizzare strutture, il livello più basso di investimenti strutturali necessari, la buona capacità della rete viaria primaria, la volontà di puntare sull’economia verde quale asse portante dell’evento olimpico del 2026, sono per la nostra organizzazione aspetti fondamentali e non secondari ad altri. L’”Ecologia integrata” è il motore di una inclusiva crescita dei territori, anche in occasione di eventi di portata mondiale come le Olimpiadi. Un ottimo e distintivo percorso da seguire, che la politica e le istituzioni dovranno sostenere.

Constatiamo positivamente che questi elementi descritti siano emersi già negli ultimi due mesi di dibattito, stiano prendendo quota e siano da più parti messi in luce. Uncem vuole rilanciarli, sostenerli, metterli al centro del dossier Olimpiadi. Che dunque non saranno solo di Torino e tantomeno “torinocentriche”. Dovranno essere del Piemonte, partendo dalle grandi, uniche, potenzialità della Via Lattea e dei Comuni olimpici per irradiarsi a Torino e alla reta di Città alpine che in Piemonte sono pronte a collegarsi: Cuneo, Pinerolo, Susa, Ivrea, Biella, Domodossola. Poli del fondovalle con i quali crescono territori in specifici ambiti geografici ed economici. Questa è la rete delle Città delle Olimpiadi di “Torino e le Alpi 2026”. Unire, anche nel nome dei Giochi, il Capoluogo ai territori, Torino alla catena che unisce l’Europa, può essere una forza decisiva e un vettore di successo verso l’assegnazione dell’Evento.

Uncem è pronta a fare la sua parte. A crederci fino in fondo, ad animare nel modo migliore i territori, a costruire percorsi virtuosi di crescita, con la montagna (unita alla città) al centro.”

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Sestriere ha approvato la candidatura

Dopo il Consiglio dell’Unione Montana Comuni Olimpici Via Lattea (Cesana Torinese, Claviere, Pragelato, Sauze di Cesana, Sauze d’Oulx e Sestriere), tenutosi giovedì 15 febbraio, anche il Consiglio Comunale di Sestriere nella seduta del 16 febbraio ha deliberato all’unanimità, come per l’Unione, la volontà di presentare la candidatura ai Giochi Olimpici Invernali 2026.

Il Sindaco Valter Marin ha affidato ad un comunicato stampa le sue riflessioni in merito: “Passaggi importanti che seguono l’incontro, tenutosi a Pinerolo ad inizio febbraio, dove i sindaci del territorio alpino che ha ospitato i Giochi Invernali di Torino 2006 si sono detti pronti a lavorare insieme per puntare alle Olimpiadi bis, quelle del 2026. A chiusura dell’incontro è stato chiesto al Sindaco di Pinerolo, Luca Salvai, di fissare un appuntamento tra sindaci ed amministratori del territorio alpino con la Sindaca di Torino Chiara Appendino, nonché Presidente della Città Metropolitana di Torino. Quindi l’ipotesi di candidatura della Città di Torino, per i Giochi Olimpici Invernali del 2026, unitamente al “sistema” dei Giochi Olimpici 2006, della Città di Pinerolo, della Valli Susa, Chisone/Germanasca e Pellice sarebbe una grande opportunità economica e di sviluppo per l’intero territorio ed al tempo stesso una grande chance per la riqualificazione delle aree e strutture olimpiche di Torino 2006. Il tutto in piena linea con le direttive espresse dal CIO”