Quando Tex e Diabolik abitavano a Reano: è morto il fumettista Sergio Zaniboni

REANO – Ordine, grafia e prospettiva. Così era il segno di Sergio Zaniboni, matita di Diabolik per più di trent’anni, poi china e infine maestro di Paolo, suo figlio. Nella casa, uno scrigno d’arte composto da matite, gomme e modelli di soggetti si entrava curiosi e si usciva bambini. Era impossibile non rimane afascinati e trasportati dalla calma e dalla perizia di un artista del fumetto che sembrava più un cesellatore di diamanti che un grafico delle tavole di china. Sergio, un torinese, classe 1937, aveva cominciato la sua carriere come autodidatta. Disegnava e si divertiva, con la sua curiosità e la voglia di scoprire un mondo fatto di fantasia aveva lasciato il sicuro lavoro da elettrotecnico per andare a fare l’apprendista in uno studio pubblicitario come grafico.

PANINI

Avete presente il logo della Panini? Quello con il soldatino medioevale che punta la lancia con la bandierina, bene è una sua creatura. Dopo aver lavorato come grafico pubblicitario e illustratore, esordisce nel mondo del fumetto nel 1969, pubblicando le sue prime tavole sulla rivista “Horror” della Sansoni. Da Sansoni a “Diabolik” il passo è breve: Zaniboni entra a far parte quasi subito dello staff del personaggio di è stato una delle colonne, con quasi duecentocinquanta albi realizzati. Il suo impegno con il tenebroso criminale partorito dalla fantasia delle sorelle Giussani non gli impedisce, tuttavia, di collaborare con altre testate.

I FUMETTI

Lo troviamo attivissimo, infatti, fin dai primissimi anni Settanta, sulle pagine del “Corriere dei Piccoli” e de “Il Giornalino”. Per “Orient Express” disegna nel 1982 la serie “I Reporters” su testi di Malagutti, e su “Comic Art” pubblica “Pam & Peter”, serie scritta da Luigi Mignacco. Nel 1991 inizia la collaborazione con Sergio Bonelli Editore: in quell’anno firma, infatti, il quarto speciale di Tex “Piombo rovente”. Un “Texone” che è tra i più belli e venduti. Scenografia, pulizia del segno, chiari e scuri dosati come in un quadro sono il segno che rimarrà di Sergio. Nella sua vita, poi passata nella tranquilla Reano, c’era Germana una moglie che l’ha sempre assecondato nelle sue “fumetterie” e il figlio Paolo – residente a Buttigliera, che ne ha seguito le orme prima al Il Giornalino ora anche lui con l’editrice delle sorelle Giussani. Il pensiero, oggi, è che Sergio si sia seduto a fianco di Diabolik e sia andato via sfrecciando sulla Jaguar E-Type.

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