Il generale Blais organizza a Susa la posta di una targa a ricordo dei fratelli Vallero, medaglie d’argento della Prima Guerra Mondiale

SUSA – Susa, “Disturbo?” comincia così la telefonata del generale Giorgio Blais che mi prende tra un impegno e l’altro e al quale non si può che rispondere “comandi!“. L’idea del vulcanico generale degli Alpini, l’aggettivo è riferito alla sua passeggiata fin sull’Etna, è tra il ricordo e il riconoscimento di un uomo non vuole che si dimentichi la storia della sua famiglia, che è anche la storia del nostro Paese. “Caro si tenga libero il 13 agosto“, il tono della voce e quella “erre” che contraddistingue il generale sono tra l’invito e l’ordine: “eseguirò”. In occasione del centenario della fine della Grande Guerra, i parenti hanno preso l’iniziativa di apporre una targa al portone della casa dove i due fratelli Vallero nacquero e passarono i primi anni della loro vita. La cerimonia dell’apposizione della targa avrà luogo lunedì 13 agosto alle 16, alla presenza del sindaco di Susa Sandro Plano e delle autorità religiose, d’arma e cittadine.

La storia dei due ufficiali Vallero

Forse non tutti sanno che i suoi avi erano i Vallero di Susa. In città, dove lui abita saltuariamente, c’è una via intitolata a due soldati morti nella Prima Guerra Mondiale. In quella casa abitavano i fratelli Vallero: Gustavo, nato nel 1887, ed il fratello Valerio, nato nel 1893, erano figli di Bernardo Vallero, pretore di Susa, e di Maria Blais.

La Grande Guerra

Il primogenito entrò in magistratura, come il padre, e durante la Grande Guerra fu arruolato come ufficiale di complemento. Il fratello Valerio invece intraprese la carriera militare e nel 1914 con il grado di sottotenente degli alpini fu assegnato al battaglione Susa. Poche settimane dopo l’inizio della guerra il battaglione Susa, assieme al battaglione Exilles fu destinato alla conquista del Monte Nero e in quella circostanza perse la vita Valerio Vallero, che fu decorato con una medaglia d’argento, dopo che ne aveva già ricevuta una la settimana precedente per un rischiosa e vittoriosa azione. Il fratello maggiore Gustavo, in servizio in un reggimento di milizia territoriale, perse invece la vita poco più di un anno dopo, sul Carso, dopo la conquista di Gorizia da parte italiana. Anche lui ebbe il riconoscimento di una medaglia d’argento per il suo valoroso comportamento. Le medaglie, per chi non avesse mai viste e volesse vederle sono a Palazzo Buttis, in Municipio, nella sala del sindaco.

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