Gli agricoltori della CIA contro lo stop generalizzato alla caccia che comprende anche le specie considerate dannose come il cinghiale

TORINO – La Regione Piemonte ha disposto la sospensione della caccia fino al 30 novembre nei CATO1 Valli Pellice, Chisone e Germanasca, CATO3, Bassa Valsusa e Val Sangone, CATO5 ,Valli Orco Soana e Chiusella, CACN2 Valle Varaita CACN4 Valle Stura. La sospensione è in vigore fino al 10 novembre per le aree limitrofe a quelle toccate dagli incendi, indicate come i comparti alpini TO2 , Alta Valsusa, CATO3, CATO4 ,Valli di Lanzo, e degli ambiti territoriali di caccia ATCTO1 Eporediese, ACTCTO2 Basso canavese ACTCTO3, Pinerolese.

LEGGI ANCHE:  http://www.lagenda.news/tag/sospensione-caccia/

Sembra un paradosso eppure Cia Torino e Cuneo contestano la decisione della Giunta regionale di sospendere la caccia su un’area di 538 mila ettari a seguito degli incendi che hanno colpito  il Piemonte.

Pur appoggiando ogni decisione volta a facilitare le operazioni di soccorso e la successiva bonifica e pulizia delle zone danneggiate dal fuoco, dalla CIA – Confederazione Italiana agricoltori  si richiamal’attenzione su una “misura sproporzionata”, che rischia per i sui tecnici di arrecare ulteriori danni all’agricoltura di queste zone, già in sofferenza per la lunga stagione siccitosa.

“La sospensiva decisa dalla Regione interessa un’area estremamente più vasta di quella effettivamente colpita dagli incendi – spiega il presidente provinciale della CIA di Torino Roberto Barbero e purtroppo non introduce alcun discrimine tra le specie cacciabili dannose per l’agricoltura e le altre. Solo nel territorio della Città Metropolitana di Torino si stima insistano 30 mila cinghiali, 150 mila in tutto il Piemonte, un numero dieci volte superiore alla capacità di sopportazione dell’ambiente. Con la siccità, la diminuzione delle fonti di nutrimento nei boschi e ora gli incendi, la loro prima reazione è spostarsi alla ricerca di cibo nelle zone coltivate, andando a colpire le aziende alle prese con la stagione più arida dal 1871.  

Comprendiamo lo stato di emergenza e la conseguente decisione della Regione, ma ci aspettiamo la sospensione immediata del provvedimento nel momento in cui la situazione dovesse migliorare grazie all’arrivo di piogge e nevicate, soprattutto per evitare i danni all’agricoltura da fauna la prossima primavera – aggiunge Claudio Conterno, vice presidente della CIA di Cuneo – “Quello che è veramente importante e fondamentale fare oggi più che mai è sedersi intorno ad un tavolo con la partecipazione di tutti gli attori coinvolti, regolamentare e mettere ordine nella grande confusione che concerne oggi il settore caccia e le sue problematiche. Ci auguriamo e ci aspettiamo che questo venga fatto a gennaio e non la prossima stagione in quanto la necessità è impellente».

“Come CIA di Torino e Cuneo – concludono Barbero e Conterno – chiediamo quindi alla Regione di riaprire immediatamente la caccia alle specie nocive per l’agricoltura – a partire dal cinghiale– ed in particolar modo di rivedere le decisioni assunte verso i Comprensori Alpini, delimitando le sole aree di esclusione, per consentire il completamento dei piani di abbattimento degli ungulati programmati proprio dalla Regione a tutela dell’ecosistema naturale e dell’economia agricola”.