A Giaveno “In soli 187 minuti”: mostra-spettacolo alla Chiesa dei Batù

Giaveno Chiesa Batu

GIAVENO – Interferenze tra fotografia, danza e poesia nella Mostra Spettacolo è andato in scena venerdì 30 settembre, presso la Chiesa dei Batù di via Umberto I. Il fotografo Roberto Grano ha presentato il suo libro “In soli 187 minuti” mentre le sue fotografie sulla danza e sul movimento sono ora in mostra. Si è parlato di movimento, di immagini, di sensazioni con Manuela della libreria “L’isola del libro” e le ragazze di ArteInMovimento, guidate da Francesca Roi, che hanno “interferito” durante la serata. Anche la poesia ha avuto il suo posto grazie all’attore Francesco Bernardo. Uno spettacolo seguito da molto pubblico.

LA STORIA DELLA CHIESA

La Chiesa del SS. Nome di Gesù di Giaveno nota come Chiesa dei Batù (cioè Flagellanti), risale 1576. Anno in cui la Confraternita dei Disciplinati del Santo Nome ottiene l’autorizzazione ad edificare una propria cappella fuori le mura. La parete nord infatti incorpora un tratto della cinta muraria dell’antica Giaveno e il campanile si erge su una delle torri di difesa. Al periodo più antico della Chiesa appartengono il portale cinquecentesco e un pregevole armadio di sacrestia seicentesco, i cui fregi scolpiti (il nodo dei Savoia, la mitria e il pastorale) fanno pensare ad un dono del Cardinal Maurizio di Savoia, che soggiornò a Giaveno dal 1627 al 1630.

IN CHIESA

Dapprima costituita da un solo corpo (la chiesa attuale) viene ampliata nel 1668 con la costruzione di un coro, delle stesse dimensioni della chiesa, dalla quale è separato dall’altar maggiore: una struttura in legno “d’architettura di Corinto” in finto marmo rosso scuro marezzato, con putti ed elementi decorativi bianchi, con al centro la Pala della Circoncisione. Nel fastigio due angeli che reggono il monogramma I.H.S. (foto 4) e ai lati due busti reliquiari. Gli anni più fulgidi della Confraternita vanno dal 1680 al 1780. In questo periodo  nel lato destro della navata viene eretto dall’Università dei Calzolari un altare dedicato ai loro Santi Patroni, Crispino e Crispiniano, rappresentati nella pregevole Deposizione dalla Croce del pittore Bartolomeo Perretti. Sul lato sinistro, intorno al 1720, è posto un altro altare recante l’ancona del Crocefisso con le anime purgantiopera attribuita al pittore di corte Claudio Beaumont. Altri artisti hanno nobilmente decorato la chiesa.

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